Language of document : ECLI:EU:C:2013:29

SENTENZA DELLA CORTE (Grande Sezione)

22 gennaio 2013 (*)

«Impugnazione – Concorrenza – Intese – Mercato europeo dei raccordi in rame ed in lega di rame – Responsabilità della società controllante derivante esclusivamente dal comportamento illecito della sua controllata – Principio del “ne ultra petita” – Effetto sulla situazione giuridica della società controllante di un annullamento disposto da una sentenza che riguarda una società controllata»

Nella causa C‑286/11 P,

avente ad oggetto l’impugnazione, ai sensi dell’articolo 56 dello Statuto della Corte di giustizia dell’Unione europea, proposta il 6 giugno 2011,

Commissione europea, rappresentata da F. Castillo de la Torre, V. Bottka e R. Sauer, in qualità di agenti, con domicilio eletto in Lussemburgo,

ricorrente,

procedimento in cui l’altra parte è:

Tomkins plc, con sede in Londra (Regno Unito), rappresentata da K. Bacon, barrister, su mandato di S. Jordan, solicitor,

ricorrente in primo grado,

LA CORTE (Grande Sezione),

composta dal sig. V. Skouris, presidente, dal sig. K. Lenaerts, vicepresidente, dai sigg. A. Tizzano, M. Ilešič, G. Arestis, dalla sig.ra M. Berger e dal sig. E. Jarašiūnas, presidenti di sezione, dai sigg. E. Juhász (relatore), A. Borg Barthet, J.‑C. Bonichot, M. Safjan, D. Šváby e dalla sig.ra A. Prechal, giudici,

avvocato generale: sig. P. Mengozzi

cancelliere: sig.ra L. Hewlett, amministratore principale

vista la fase scritta del procedimento e in seguito all’udienza del 2 maggio 2012,

sentite le conclusioni dell’avvocato generale, presentate all’udienza del 19 luglio 2012,

ha pronunciato la seguente

Sentenza

1        Con la sua impugnazione, la Commissione europea chiede l’annullamento della sentenza del Tribunale dell’Unione europea del 24 marzo 2011, T‑382/06, Tomkins/Commissione, Racc. pag. II‑1157 (in prosieguo: la «sentenza impugnata») con la quale quest’ultimo, da un lato, ha annullato parzialmente la decisione C(2006) 4180 della Commissione, del 20 settembre 2006, relativa a un procedimento ai sensi dell’articolo [81 CE] e dell’articolo 53 dell’accordo SEE (caso COMP/F‑1/38.121 – Raccordi) (riassunto in GU 2007, L 283, pag. 63; in prosieguo: la «decisione controversa») e, dall’altro, ha ridotto l’importo dell’ammenda inflitta alla Tomkins plc (in prosieguo: la «Tomkins»).

 Fatti e decisione controversa

2        Ai punti 1‑3, nonché 12 e 13 della sentenza impugnata, il Tribunale ha statuito quanto segue:

«1      Con la decisione [controversa], la Commissione (…) ha accertato che varie imprese avevano violato l’art. 81, n. 1, CE e l’art. 53 dell’accordo sullo Spazio economico europeo (SEE) partecipando, nel corso di vari periodi compresi tra il 31 dicembre 1988 ed il 1° aprile 2004, ad un’infrazione unica, complessa e continuata delle norme comunitarie in materia di concorrenza sotto forma di una serie di accordi anticoncorrenziali e di pratiche concordate nel mercato dei raccordi in rame ed in lega di rame, che coprivano il territorio del SEE. L’infrazione consisteva nel fissare i prezzi, nel concordare liste di prezzi, sconti e riduzioni, in meccanismi di applicazione degli aumenti di prezzi, nella spartizione di mercati nazionali e clienti e nello scambio di altre informazioni commerciali nonché nella partecipazione a riunioni regolari e in altri contatti diretti a facilitare l’infrazione.

2      La ricorrente, [Tomkins], e la sua società controllata all’epoca dei fatti, [Pegler] (già The Steel Nut & Joseph Hampton Ltd), figurano tra i destinatari della decisione [controversa].

3      Tra il 17 giugno 1986 ed il 31 gennaio 2004 la ricorrente deteneva il 100% del capitale della Pegler, che produce raccordi in rame. Il 1° febbraio 2004 la Pegler è stata venduta ai suoi dirigenti. Il 26 agosto 2005 la Pegler Holdings Ltd e la Pegler sono state acquistate dalla Aalberts Industries NV, un’altra destinataria della decisione [controversa].

(…)

12      All’art. 12 della decisione [controversa] la Commissione ha dichiarato che la ricorrente e la sua controllata Pegler avevano violato l’art. 81 CE e l’art. 53 dell’accordo SEE tra il 31 dicembre 1988 ed il 22 marzo 2001.

13      Per tale infrazione, all’art. 2, lett. h), della decisione [controversa] la Commissione ha inflitto alla ricorrente, in solido con la Pegler, un’ammenda pari a 5,25 milioni di euro».

 La sentenza impugnata

3        Con atto introduttivo depositato presso la cancelleria del Tribunale il 15 dicembre 2006 la Tomkins chiedeva, segnatamente, al Tribunale:

–        di annullare la decisione controversa relativamente alla durata della partecipazione della Pegler all’infrazione e

–        di ridurre l’importo dell’ammenda inflittale in solido con la Pegler.

4        In seguito alla parziale rinuncia ai motivi di ricorso in primo grado, la ricorrente adduceva solo un unico motivo, vertente su un errore commesso dalla Commissione nel determinare la durata della partecipazione della Pegler all’infrazione.

5        Dalla decisione controversa emerge infatti che la Commissione ha imputato alla ricorrente, che deteneva il 100% del capitale della Pegler tra il 17 giugno 1986 e il 31 gennaio 2004, il comportamento illegittimo di quest’ultima, e l’ha condannata in solido al pagamento dell’ammenda inflitta alla sua società controllata. Tale imputazione era fondata sull’esistenza di un’influenza determinante della Tomkins sulla Pegler nel periodo d’infrazione.

6        Al punto 38 della sentenza impugnata, il Tribunale ha sottolineato che la Tomkins è stata considerata responsabile dell’infrazione unicamente in qualità di società controllante della Pegler e in forza della partecipazione di quest’ultima all’intesa e che, pertanto, la sua responsabilità non poteva eccedere quella della Pegler. Orbene, l’articolo 1 della decisione controversa, nella parte in cui la Commissione ha ivi constatato la partecipazione della Pegler all’intesa in questione per il periodo dal 31 dicembre 1988 al 29 ottobre 1993, è stato annullato dalla sentenza del Tribunale del 24 marzo 2011, Pegler/Commissione (T‑386/06, Racc. pag. II‑1267). Dato che la ricorrente in primo grado aveva contestato la partecipazione della Pegler all’infrazione per quanto riguarda detto periodo, il Tribunale ha esaminato le conseguenze di tale annullamento nei confronti della Tomkins.

7        Dopo aver rammentato, al punto 40 della sentenza impugnata, la giurisprudenza della Corte sull’impossibilità per il giudice dell’Unione di statuire ultra petita, e in particolare il fatto che esso non può pronunciarsi su elementi che riguardano destinatari diversi da quelli considerati nelle domande proposte dalla parte ricorrente (sentenza del 14 settembre 1999, Commissione/AssiDomän Kraft Products e a., C‑310/97 P, Racc. pag. I‑5363), al punto 42 della sentenza impugnata il Tribunale ha tuttavia considerato che, dal punto di vista del diritto della concorrenza, la ricorrente costituiva un’unica entità con la sua società controllata, la quale ha parzialmente vinto la causa in seguito al ricorso di annullamento proposto nella causa sfociata nella citata sentenza Pegler/Commissione. Pertanto, esso ha considerato che la responsabilità che la Commissione ha imputato alla ricorrente implicava che quest’ultima beneficiasse del parziale annullamento della decisione controversa nella suddetta causa.

8        Al punto 44 della sentenza impugnata il Tribunale ne ha tratto la conclusione che esso non statuisce ultra petita quando, adito con un ricorso d’annullamento presentato separatamente da una società controllante e da una sua controllata, tiene conto dell’esito del ricorso presentato dalla controllata allorché tale ricorso ha il medesimo oggetto del ricorso della controllante.

9        Posto che la responsabilità della società controllante era strettamente connessa a quella della sua controllata, in quanto il pagamento di un’ammenda in solido a carico della Tomkins non sarebbe stato dovuto se a quest’ultima non fosse stato imputato il comportamento illegittimo della Pegler, il Tribunale ha annullato la decisione controversa limitatamente all’inizio della partecipazione della ricorrente all’infrazione, ossia dal 31 dicembre 1988 al 29 ottobre 1993 e, di conseguenza, ha ridotto l’importo dell’ammenda inflitta alla Tomkins da 5,25 a 4,25 milioni di euro, di cui 3,4 milioni in solido con la Pegler.

10      Quanto alla cessazione dell’infrazione, al punto 53 della sentenza impugnata il Tribunale ha statuito che la Commissione aveva correttamente ritenuto che la Pegler non avesse dimostrato di essersi dissociata dall’accordo concluso il 10 giugno 2000, diretto ad aumentare i prezzi a partire dal 14 agosto 2000, e che, pertanto, quest’ultima aveva partecipato all’intesa, in modo continuato, fino alla data in cui la Commissione ha ritenuto che l’intesa fosse terminata, ossia la data delle visite a sorpresa da essa effettuate nel corso del mese di marzo del 2001.

 Conclusioni delle parti

11      La Commissione chiede che la Corte voglia:

–        annullare la sentenza impugnata;

–        respingere in toto il ricorso proposto dalla Tomkins dinanzi al Tribunale.

12      La Tomkins chiede che la Corte voglia:

–        respingere in toto l’impugnazione in quanto non fondata;

–        condannare la Commissione alle spese relative sia al procedimento di primo grado sia all’impugnazione.

 Sull’impugnazione

 Argomenti delle parti

13      La Commissione deduce cinque motivi a sostegno della sua impugnazione, relativi, rispettivamente, ad una violazione dalla regola applicabile in materia di giudizio ultra petita, all’erroneità dell’asserzione che i ricorsi promossi dalla società controllante e dalla sua controllata avevano il medesimo oggetto, alla mancata considerazione da parte del Tribunale del fatto che la Tomkins faceva parte di un’impresa che aveva riconosciuto d’aver commesso un’infrazione, al difetto e alla contraddittorietà della motivazione della sentenza impugnata e, da ultimo, alla violazione del diritto ad un equo processo.

 Sul primo motivo

14      Con il primo motivo la Commissione afferma che il Tribunale, avendo annullato la decisione controversa nella parte in cui verteva su una frazione della durata di partecipazione all’infrazione accertata in tale decisione fondandosi su elementi mai addotti dalla Tomkins, ha violato la regola che vieta ad un organo giurisdizionale di statuire ultra petita. A suo avviso, secondo la giurisprudenza della Corte, e in particolare le sentenze Commissione/AssiDomän Kraft Products e a., cit., nonché del 29 marzo 2011, ArcelorMittal Luxembourg/Commissione e Commissione/ArcelorMittal Luxembourg e a. (C‑201/09 P e C‑216/09 P, Racc. pag. I‑2239), la circostanza che due ricorrenti appartengano alla medesima impresa e siano dichiarati responsabili in solido non comporta un’eccezione a tale regola. L’annullamento cui mira ogni ricorrente destinatario di una decisione è inevitabilmente limitato ai motivi dedotti da ciascuno di essi nella propria causa e non è ravvisabile alcuna eccezione per i destinatari che appartengano ad un’impresa unica.

15      La Commissione ritiene che il Tribunale abbia confuso la nozione di impresa, quale entità economica in materia di concorrenza, ai sensi dell’articolo 101 TFUE e del regolamento (CE) n. 1/2003 del Consiglio, del 16 dicembre 2002, concernente l’applicazione delle regole di concorrenza di cui agli articoli [81 CE] e [82 CE] (GU 2003, L 1, pag. 1), con la nozione processuale di persona giuridica che propone una domanda dinanzi agli organi giurisdizionali dell’Unione, in applicazione dell’articolo 263 TFUE e del regolamento n. 1/2003. Secondo la Commissione, che si fonda sulla citata sentenza ArcelorMittal Luxembourg/Commissione e Commissione/ArcelorMittal Luxembourg e a., il ricorso presentato da una entità che appartiene ad un gruppo non incide sulla posizione giuridica delle altre entità del gruppo. A suo avviso è il destinatario della decisione che deve decidere sulla portata del suo ricorso dinanzi ai giudici dell’Unione e sui motivi che intende dedurre in giudizio. Qualora con l’annullamento parziale della decisione relativa alla società controllata si accerti l’esistenza di un errore di merito della Commissione che potrebbe potenzialmente andare a beneficio della società controllante, quest’ultima deve autonomamente sollevare tale errore dinanzi al Tribunale.

16      La Commissione afferma che le ammende inflitte ad entità giuridiche che compongono un’unica impresa possono divergere anche quando, per una parte determinata di dette ammende, sia stata dichiarata una responsabilità in solido. Di conseguenza, la responsabilità in solido di due entità che appartengono ad una stessa impresa sarebbe priva di conseguenze per l’applicazione della giurisprudenza derivante dalla citata sentenza Commissione/AssiDomän Kraft Products e a., in materia di giudizio ultra petita. In questa fattispecie non sussisterebbe uno stretto legame tra la responsabilità della Tomkins e quella della Pegler.

17      Secondo la Commissione, il Tribunale avrebbe commesso un errore di diritto pronunciandosi sul motivo relativo alla durata della partecipazione all’infrazione senza esaminare le argomentazioni giuridiche addotte dalla stessa Tomkins a proposito della data di inizio dell’infrazione e limitandosi, a tale riguardo, a fare riferimento all’esito della succitata sentenza Pegler/Commissione. Così facendo, il Tribunale avrebbe reinterpretato e riqualificato l’oggetto del ricorso.

18      La Commissione sostiene poi che il Tribunale, riducendo sul fondamento di una distinta sentenza l’importo dell’ammenda irrogata alla Tomkins, ha indebitamente sconfinato nelle competenze della Commissione. A suo parere, spetta a quest’ultima, e non al Tribunale, trarre le conseguenze da tale sentenza, eventualmente riducendo l’importo dell’ammenda o annullandola, onde conformarsi a detta sentenza di annullamento.

19      Secondo la Tomkins, il primo motivo dedotto è irricevibile perché con esso la Commissione cerca di ottenere un nuovo esame dei fatti già vagliati dal Tribunale e, in particolare, delle conclusioni tratte in merito alla durata dell’infrazione imputata alla Tomkins, il che sarebbe in contrasto con la natura dell’impugnazione.

20      In subordine, la Tomkins sostiene che il Tribunale non ha statuito ultra petita e non si è discostato dalla giurisprudenza in materia. Essa sottolinea che la riduzione della durata di partecipazione della Pegler all’infrazione e dell’importo dell’ammenda, come conseguenza del fatto che la Commissione è incorsa in un errore nella determinazione di tale durata, costituiva uno dei capi della sua domanda espressamente menzionati nell’atto introduttivo dinanzi al Tribunale. A suo avviso, inoltre, le citate sentenze Commissione/AssiDomän Kraft Products e a. nonché ArcelorMittal Luxembourg/Commissione e Commissione/ArcelorMittal Luxembourg e a. non sono pertinenti.

21      La Tomkins afferma che il Tribunale non ha creato un’eccezione alla regola processuale secondo cui un organo giurisdizionale non può statuire ultra petita, ma ha valutato correttamente i fatti della causa in esame, in particolare per quanto riguarda la responsabilità in solido delle due società in causa appartenenti al medesimo gruppo. La Commissione, nel valutare i fatti, avrebbe confuso, nella sua impugnazione, il motivo dedotto dalla Tomkins e diretto alla riduzione della durata dell’infrazione commessa dalla Pegler e dell’ammenda dovuta con gli elementi di fatto addotti a sostegno delle sue richieste quanto alle date precise di inizio e fine dell’infrazione. La Commissione non potrebbe asserire che la Tomkins deve sopportare l’onere della responsabilità ad essa incombente, ma non può usufruire della riduzione da parte del Tribunale della responsabilità primaria e diretta della società controllata in esame, il che comporterebbe una responsabilità che non può essere congiunta e in solido.

22      Per quanto attiene alla confusione tra le regole di merito in materia di concorrenza, fondate sulla nozione di impresa, e le regole processuali, il cui fondamento è costituito dalla nozione di entità giuridica, la Tomkins rimarca che la Commissione ha proceduto ad un’errata qualificazione del diritto dell’Unione. A suo avviso, il Tribunale ha correttamente ammesso che sussiste una connessione stretta ed «inestricabile» tra le citate sentenze Pegler/Commissione e Tomkins/Commissione, la quale, secondo il principio della buona amministrazione della giustizia, giustifica i riferimenti incrociati tra le due cause.

 Sul secondo motivo

23      La Commissione lamenta che il Tribunale è incorso in un errore di diritto ritenendo che le domande alla base del ricorso di annullamento della Tomkins e della sua controllata Pegler avessero lo «stesso oggetto». Secondo la Commissione, queste due persone giuridiche contestano periodi diversi di partecipazione all’infrazione, ossia dal 31 dicembre 1988 al 7 febbraio 1989 per la Tomkins, vale a dire 38 giorni, e dal 31 dicembre 1988 al 29 ottobre 1993 per la Pegler, vale a dire una durata di 4 anni, 9 mesi e 29 giorni. Queste divergenze, nonché quelle risultanti dalla circostanza che tali due entità hanno dedotto motivi e argomenti diversi, costituiscono, secondo la Commissione, conclusioni aventi un oggetto diverso.

24      Inoltre il Tribunale, al punto 42 della sentenza impugnata, si sarebbe fondato su una premessa di fatto errata, idonea ad integrare uno snaturamento dei fatti, in quanto la Tomkins avrebbe asserito che «se la [decisione controversa] fosse stata annullata per quanto riguarda la Pegler, sarebbe stato necessario annullare detta decisione anche per quanto riguarda la [Tomkins] stessa». Orbene, la Tomkins non avrebbe sollevato questo motivo né nel suo ricorso di annullamento né nella replica e, pertanto, il Tribunale avrebbe snaturato il motivo addotto dalla ricorrente.

25      Secondo la Tomkins, invece, il Tribunale ha dichiarato correttamente che il suo petitum e quello della Pegler avevano il «medesimo oggetto», giacché entrambe le parti hanno espressamente domandato, ciascuna nel proprio ricorso, che la durata della partecipazione della Pegler all’infrazione, così come essa risulta da quanto accertato dalla Commissione, fosse ridotta.

 Sul terzo motivo

26      Secondo la Commissione, il Tribunale è incorso in un errore di diritto riducendo la responsabilità di un’entità appartenente all’«impresa Tomkins» perché la durata della partecipazione all’infrazione era stata ridotta per un’altra entità che compone detta impresa, ossia la sua controllata Pegler. La limitazione della responsabilità della Pegler per l’infrazione sarebbe basata sullo status di «società dormiente» di quest’ultima e non sul fatto che il gruppo in questione non avesse partecipato all’infrazione. La circostanza che quest’ultima società, con riguardo ad un determinato lasso di tempo, potesse non essere il destinatario giusto in seno al gruppo, riguarda unicamente tale controllata e non esonera l’impresa nel suo insieme dalla sua responsabilità per l’infrazione delle regole della concorrenza. Pertanto, il Tribunale non avrebbe potuto legittimamente annullare l’ammenda inflitta alla Tomkins per il periodo compreso tra il 20 gennaio 1989 e il 29 ottobre 1993 affermando che «la responsabilità della [Tomkins] era strettamente connessa a quella della Pegler» e basandosi su un simile legame, che in realtà non sussisterebbe.

27      La Tomkins sostiene che il terzo motivo è irricevibile poiché è volto ad ottenere il riesame di fatti già giudicati dal Tribunale e, inoltre, poiché la Commissione non ha sollevato tale motivo in primo grado.

 Sul quarto motivo

28      In subordine, la Commissione afferma che la sentenza impugnata è viziata da un difetto di motivazione, giacché non indica in modo adeguatamente circostanziato che costituisce una deroga della citata sentenza Commissione/AssiDomän Kraft Products e a.. Inoltre, ai punti 56 e 57 della sentenza impugnata, relativi al coefficiente moltiplicatore a fini di deterrenza, il Tribunale sarebbe incoerente e impreciso, in quanto esso ivi invita la Commissione a trarre le dovute conseguenze dalla responsabilità in solido quanto al pagamento dell’ammenda da parte della Tomkins, prima di determinare esso stesso l’importo dell’ammenda al punto 59 di tale sentenza.

29      La Tomkins considera questo quarto motivo infondato, rimarcando che la sentenza del Tribunale espone in modo sufficientemente chiaro il suo ragionamento, consentendo quindi alle parti di conoscere le giustificazioni della sua decisione e alla Corte di esercitare il suo sindacato giurisdizionale.

 Sul quinto motivo

30      Secondo la Commissione, il Tribunale ha violato il principio del contraddittorio e il diritto ad un equo processo non avendole dato occasione di esprimersi sulla sua intenzione di ridurre l’ammenda inflitta alla Tomkins, e basandosi, in tale circostanza, su motivi sollevati dalla Pegler in una causa distinta. Il Tribunale avrebbe violato i diritti della difesa della Commissione poiché ha fatto riferimento ad una parte di una sentenza, sebbene il detto motivo sollevato dalla Pegler per corroborare il proprio ricorso non fosse stato sollevato dalla Tomkins nel corso della fase scritta del procedimento.

31      La Tomkins reputa che tale motivo sia destituito di fondamento, giacché la Commissione era parte del procedimento sfociato nella citata sentenza Pegler/Commissione e, quindi, era pienamente al corrente degli argomenti relativi alla durata dell’infrazione. Secondo la Tomkins, la Commissione non ha dedotto in giudizio tale motivo nel corso del procedimento che ha dato origine alla sentenza impugnata unicamente per motivi tattici.

 Giudizio della Corte

 Sul primo, il secondo e il terzo motivo

32      Posto che i primi tre motivi dell’impugnazione coincidono largamente, è opportuno esaminarli in modo congiunto.

33      Al punto 38 della sentenza impugnata, il Tribunale ha statuito che «la ricorrente non è stata ritenuta responsabile dell’intesa in oggetto per diretta partecipazione all’attività dell’intesa stessa. Essa è stata considerata responsabile dell’infrazione unicamente in qualità di società controllante in forza della partecipazione della Pegler all’intesa. La sua responsabilità, pertanto, non può eccedere quella della Pegler».

34      Tra le parti è infatti pacifico che la responsabilità della Tomkins risulta esclusivamente dalla partecipazione della sua controllata Pegler all’intesa accertata nella decisione controversa.

35      Tuttavia, con tali tre motivi della sua impugnazione, la Commissione asserisce, in sostanza, che, a prescindere da quale sia la responsabilità dell’impresa costituita da tali due società appartenenti allo stesso gruppo per quanto riguarda l’infrazione dichiarata nella decisione controversa, la società Tomkins non poteva beneficiare, nel contesto del procedimento avviato con il ricorso da essa proposto dinanzi al Tribunale, della riduzione della durata dell’infrazione decisa dal Tribunale nell’ambito del procedimento aperto con il distinto ricorso presentato al Tribunale dalla società Pegler sulla base di elementi argomentativi che la Tomkins non ha dedotto in giudizio nel contesto del suo proprio ricorso.

36      Nel suo terzo motivo, la Commissione si fonda sulla distinzione tra la responsabilità di entità giuridicamente separate all’interno di un gruppo di società e rileva, in particolare, che in questa fattispecie la decisione controversa è stata indirizzata sia alla Tomkins che alla Pegler e che la constatazione relativa al periodo dal 31 dicembre 1988 al 29 ottobre 1993 è stata annullata poiché la Pegler era, all’inizio, «una società “dormiente” ai sensi del diritto societario inglese» e, successivamente, «una società “dormiente” in qualità di mandataria».

37      Tuttavia, queste considerazioni non sono sufficienti per mettere in dubbio quanto il Tribunale ha dichiarato al punto 38 della sentenza impugnata, poiché, per imputare una responsabilità ad una qualsiasi entità di un gruppo, occorre che sia prodotta la prova che almeno un’entità ha commesso un’infrazione delle regole di concorrenza dell’Unione e che tale circostanza sia rilevata in una decisione divenuta definitiva.

38      Orbene, in questa fattispecie, per il periodo dal 31 dicembre 1988 al 29 ottobre 1993 una prova siffatta non è stata fornita, in definitiva, poiché il Tribunale ha parzialmente annullato la decisione controversa per quanto riguarda tale periodo nella sua citata sentenza Pegler/Commissione. In proposito, la ragione per cui è stata accertata l’assenza di un comportamento illegittimo da parte della Pegler è irrilevante.

39      Pertanto, il Tribunale si è correttamente fondato sulla premessa secondo cui la responsabilità della Tomkins, in qualità di società controllante, nel caso di specie è puramente derivata ed accessoria e dipende quindi da quella della sua controllata Pegler. Peraltro, queste due società sono state condannate in solido a pagare l’ammenda di cui è stata chiesta la riduzione.

40      Occorre inoltre aggiungere che il motivo e gli argomenti della Tomkins in primo grado, come emerge dai punti 25 e 28‑30 della sentenza impugnata, riguardavano non già la sua propria partecipazione all’infrazione, bensì esclusivamente quella della Pegler.

41      Con il primo motivo la Commissione sostiene che il Tribunale, riducendo la durata dell’infrazione anche per la Tomkins, senza che quest’ultima società avesse presentato un’esplicita domanda a tal fine, ha statuito ultra petita, così violando la giurisprudenza della Corte espressa in particolare dalle citate sentenze Commissione/AssiDomän Kraft Products e a., nonché ArcelorMittal Luxembourg/Commissione e Commissione/ArcelorMittal Luxembourg e a..

42      Nel contesto del suo secondo motivo, la Commissione riconosce che, alla stessa stregua della Pegler, la Tomkins ha contestato dinanzi al Tribunale il periodo dell’infrazione stabilito nella decisione controversa. Tuttavia, essa sottolinea che tale società controllante non metteva in discussione lo stesso periodo cui faceva riferimento la sua controllata, bensì unicamente una piccola frazione di tale periodo, e con argomenti diversi da quelli dedotti in giudizio dalla Pegler. La Commissione ne inferisce che il Tribunale è incorso in un errore di diritto statuendo, al punto 44 della sentenza impugnata, che i ricorsi presentati separatamente dalla Pegler e dalla Tomkins avevano il medesimo oggetto.

43      Ciò nondimeno, occorre dichiarare che, quando la responsabilità della società controllante deriva interamente da quella della sua controllata, ed entrambe le società hanno proposto ricorsi con cui chiedono al Tribunale di ridurre l’ammenda come riflesso della riduzione della durata dell’infrazione commessa dalla società controllata, la nozione di «medesimo oggetto» non richiede che la portata dei ricorsi di tali società e degli argomenti da esse dedotti per contestare la durata dell’infrazione accertata dalla Commissione sia identica.

44      Pertanto, poiché è pacifico che sia la Pegler che la Tomkins hanno contestato la durata dell’infrazione e che una frazione di tale periodo era identica, il Tribunale non è incorso in un errore di diritto quando ha tratto le conclusioni che figurano al punto 44 della sentenza impugnata.

45      L’argomento della Commissione secondo cui il Tribunale ha snaturato il motivo dedotto in giudizio dalla Tomkins deve essere respinto in quanto inconferente. Dai punti precedenti della presente sentenza discende infatti che il Tribunale poteva giungere alla conclusione che l’oggetto dei ricorsi della controllante e della sua controllata era identico a prescindere dalla circostanza che la Tomkins avesse o meno incluso nel suo ricorso la domanda figurante nella terza frase del punto 42 della sentenza impugnata e riprodotta al punto 24 di questa sentenza.

46      Quanto alla giurisprudenza citata al punto 41 della presente sentenza, occorre dichiarare che, contrariamente a quanto ritiene la Commissione, tale giurisprudenza non può essere trasposta alla soluzione della presente controversia.

47      Nella causa che ha dato origine alla citata sentenza Commissione/AssiDomän Kraft Products e a., infatti, diversamente da quanto accade nella causa in esame, la società AssiDomän Kraft Products AB e altre sei società svedesi non avevano presentato ricorso contro la decisione della Commissione, la quale è stata parzialmente annullata dalla Corte in esito al ricorso proposto da altre imprese.

48      La controversia sfociata nella citata sentenza ArcelorMittal Luxembourg/Commissione e Commissione/ArcelorMittal Luxembourg e a., relativa ad una questione giuridica di diversa natura, ossia la sospensione della prescrizione in materia di esecuzione delle sanzioni, riguardava tre società appartenenti allo stesso gruppo. Come ha dichiarato la Corte al punto 149 di detta sentenza, la decisione iniziale della Commissione riguardava una sola di tali società e il Tribunale aveva annullato tale decisione unicamente nei confronti di detta società. Pertanto, da questo annullamento non poteva essere dedotto nessun effetto nei confronti delle altre due società.

49      Quindi, in un caso come quello oggetto della fattispecie, ove la responsabilità della società controllante deriva unicamente da quella della sua controllata e le società controllante e controllata hanno proposto ricorsi paralleli aventi il medesimo oggetto, il Tribunale ben poteva, senza per questo statuire ultra petita, tener conto dell’esito del ricorso presentato dalla Pegler ed annullare la decisione controversa per il periodo precedente al 29 ottobre 1993 anche per quanto riguarda la Tomkins.

50      A questo proposito, la possibilità prospettata dalla Commissione che essa possa autonomamente modificare o revocare la decisione che ha emanato nei confronti della società controllante onde trarre le dovute conseguenze dalla sentenza del Tribunale non fornisce una garanzia adeguata per la tutela dei diritti delle imprese nel settore di applicazione del diritto della concorrenza dell’Unione.

51      Dalle considerazioni sin qui svolte risulta che il primo, il secondo ed il terzo motivo della Commissione non sono fondati.

 Sul quarto motivo

52      Il quarto motivo dell’impugnazione consta di due parti.

53      Con la prima parte, la Commissione addebita al Tribunale di non aver esposto un ragionamento sufficiente e chiaro per giustificare il parziale annullamento della decisione controversa. Essa reitera in larga misura gli argomenti già addotti nel contesto dei primi tre motivi.

54      A tale riguardo, basta rinviare alle considerazioni svolte dalla Corte nell’ambito di detti motivi, dalle quali emerge che le censure della Commissione non sono fondate.

55      Con la seconda parte, la Commissione lamenta un’incoerenza o un’imprecisione nella motivazione della sentenza impugnata, laddove, da un lato, il Tribunale invita la Commissione a prendere in considerazione la sua citata sentenza Pegler/Commissione, per quanto riguarda il fattore di deterrenza e, dall’altro, fissa esso stesso, al punto 59 della sentenza impugnata, l’importo dell’ammenda inflitta alla Tomkins.

56      Si deve tuttavia dichiarare che dalla sentenza impugnata non emerge alcuna contraddizione o imprecisione. Il Tribunale, infatti, ha ridotto l’importo dell’ammenda unicamente nei limiti in cui ha annullato la decisione controversa per il periodo precedente il 29 ottobre 1993 anche per quanto riguarda la Tomkins. Per contro, ai punti 56‑58 della stessa sentenza, il Tribunale ha tratto la dovuta conseguenza dalla circostanza che il ricorso della Tomkins non riguardava un errore della Commissione nell’applicazione del fattore di deterrenza.

57      Ne consegue che il quarto motivo è infondato.

 Sul quinto motivo

58      Con questo motivo, la Commissione si duole della violazione del diritto ad un equo processo. In particolare, essa lamenta che il Tribunale non le ha fornito l’occasione di esporre il suo punto di vista in merito alla sua intenzione di avvalersi di motivi addotti dalla Pegler.

59      Occorre innanzitutto rammentare che in questa causa la Commissione non ha chiesto lo svolgimento di un’udienza. Come spiega il Tribunale al punto 23 della sentenza impugnata, la Commissione, tramite lettera, aveva indicato che «si rimetteva al prudente apprezzamento del Tribunale in merito all’utilità d’organizzare un’udienza nella causa in esame».

60      Le censure mosse dalla Commissione in ordine all’inosservanza del principio del contraddittorio e alla violazione del diritto ad un equo processo sono fondate sulla ferma convinzione da parte di tale istituzione che esista un’impossibilità assoluta che la società controllante, Tomkins, si giovi di una riduzione del periodo di infrazione accertato per la sua controllata Pegler non essendo i ricorsi interamente identici.

61      Orbene, come emerge dalle considerazioni svolte dalla Corte e dalle conclusioni cui essa è approdata nell’ambito dei primi tre motivi, in talune circostanze tale possibilità sussiste. L’applicazione di questa possibilità costituisce il risultato di una valutazione giuridica del Tribunale che quest’ultimo giudice è autorizzato ad effettuare senza essere tenuto ad avvisarne le parti prima della pronuncia della sentenza. Agire in tal modo non integra una violazione dei diritti della difesa o del diritto ad un equo processo.

62      Ne consegue che il quinto motivo è infondato.

63      Dal momento che nessuno dei motivi dedotti dalla Commissione è stato accolto, l’impugnazione dev’essere respinta.

 Sulle spese

64      A norma dell’articolo 184, paragrafo 2, del regolamento di procedura, quando l’impugnazione è respinta, la Corte statuisce sulle spese. Ai sensi dell’articolo 138, paragrafo 1, del medesimo regolamento, applicabile al procedimento di impugnazione in forza del successivo articolo 184, paragrafo 1, la parte soccombente è condannata alle spese se ne è stata fatta domanda. Poiché la Tomkins ne ha fatto domanda, la Commissione, rimasta soccombente, va condannata alle spese.

Per questi motivi, la Corte (Grande Sezione) dichiara e statuisce:

1)      L’impugnazione è respinta.

2)      La Commissione europea è condannata alle spese.

Firme


* Lingua processuale: l’inglese.