Language of document : ECLI:EU:C:1991:286

SENTENZA DELLA CORTE (Quinta Sezione)

3 luglio 1991 (*)


Nella causa C‑62/86,

AKZO Chemie BV, società con sede in Amersfoort (Paesi Bassi) con gli avv.ti I. Van Bael, J.-F. Bellis e A. Vanderelst, del foro di Bruxelles, con domicilio eletto in Lussemburgo presso lo studio dell’avv. F. Brausch, 8, rue Zithe, BP 1107,

ricorrente,

contro

Commissione delle Comunità europee, rappresentata dal sig. B. van der Esch, consigliere giuridico principale, assistito dai sigg. T. van Rijn e L. Gyselen, membri del servizio giuridico, in qualità di agenti, con domicilio eletto in Lussemburgo presso il sig. G. Berardis, membro del servizio giuridico, Centre Wagner, Kirchberg,

convenuta,

avente ad oggetto il ricorso diretto all’annullamento della decisione della Commissione delle Comunità europee 14 dicembre 1985, relativa ad una procedura di applicazione dell’art. 86 del Trattato CEE (IV/30.698: ECS/AKZO Chemie, GU L 374, pag. 1),

LA CORTE (Quinta Sezione),

composta dai signori J.C. Moitinho de Almeida, presidente di sezione, G.C. Rodríguez Iglesias, Sir Gordon Slynn, R. Joliet e M. Zuleeg, giudici,

avvocato generale: C.O. Lenz

cancelliere: J.A. Pompe, vicecancelliere

vista la relazione d’udienza,

sentite le parti all’udienza del 29 novembre 1988, nel corso della quale la Commissione è stata rappresentata dal sig. T. van Rijn, membro del servizio giuridico, e dall’avv. T. Ottervanger, del foro di Rotterdam,

sentite le conclusioni dell’avvocato generale, presentate all’udienza del 19 aprile 1989,

ha pronunciato la seguente

Sentenza

1        Con atto introduttivo depositato presso la cancelleria della Corte il 5 marzo 1986, la AKZO Chemie BV ha proposto, ai sensi dell’art. 173, secondo comma, del Trattato CEE, un ricorso diretto all’annullamento della decisione della Commissione 14 dicembre 1985, 85/609/CEE, relativa ad una procedura di applicazione dell’art. 86 del Trattato CEE (IV/30.698: ECS/AKZO Chemie, GU L 374, pag. 1).

2        Nella suddetta decisione, la Commissione ha constatato che la AKZO ha trasgredito l’art. 86 del Trattato avendo adottato, nei confronti di una società concorrente, la Engineering and Chemical Supplies (Epsom and Gloucester) Ltd (in prosieguo: la «ECS»), un comportamento inteso a nuocere alle sue attività e/o a determinarne il ritiro dal mercato comunitario dei perossidi organici (art. 1).

3        La AKZO Chemie e le sue filiali costituiscono il comparto «specialità chimiche» del gruppo olandese AKZO NV, che fabbrica prodotti chimici e fibre sintetiche.

4        La AKZO UK, società facente capo al 100% alla AKZO Chemie (nel prosieguo la denominazione «AKZO» viene utilizzata per designare l’entità economica composta dalla AKZO Chemie BV e dalle sue filiali), opera nel Regno Unito nella produzione dei perossidi organici, i quali sono specialità che trovano impiego nell’industria delle plastiche. La detta impresa produce altresì composti a base di perossido di benzoile, uno dei perossidi organici utilizzati come agenti imbiancanti della farina, nonché bromato di potassio e miscele di vitamine, i quali sono anch’essi additivi per farine.

5        Il perossido di benzoile ed il bromato di potassio vengono forniti in varie concentrazioni, a seconda delle esigenze del cliente. Il perossido di benzoile viene principalmente venduto in concentrazioni del 16% o del 20%, il bromato di potassio viene di norma venduto in concentrazioni del 6% o del 10%.

6        Nella decisione si rileva (al punto 17) che tre imprese (la AKZO, la ECS e la Diaflex) forniscono una gamma completa o quasi completa di additivi per farine nel Regno Unito ed in Irlanda.

7        Gli acquirenti di additivi possono essere suddivisi in tre categorie. Nella prima rientrano i tre principali gruppi molitori, aventi dimensioni pressoché uguali, ossia le società Ranks (RHM), Spillers e Allied Mills, le quali rappresentano nel complesso l’85% circa della domanda. La seconda categoria è costituita dai mulini indipendenti facenti capo ai tre grandi gruppi, i cosiddetti «grandi indipendenti», ai quali è riconducibile il 10% della domanda. Il residuo 5% viene acquistato dai mulini di minori dimensioni, i cosiddetti «mulini di piccole dimensioni».

8        Anteriormente al contenzioso tra la AKZO e la ECS, che ha dato impulso alla decisione contestata nel presente ricorso, la Ranks effettuava le proprie ordinazioni in parte alla AKZO ed in parte alla Diaflex. La Spillers si riforniva precipuamente presso la AKZO e per il resto presso la Diaflex. La Allied si procurava i propri additivi dalla ECS, tramite la propria centrale di acquisti Provincial Merchants. Tuttavia la Coxes Lock, uno dei mulini del gruppo Allied, si riforniva presso la AKZO. La ECS deteneva peraltro i due terzi della clientela dei «grandi indipendenti» e la AKZO il restante terzo.

9        All’art. 1 della decisione la Commissione ha dichiarato, in particolare, che la AKZO

i)      aveva minacciato direttamente la ECS, nel corso di riunioni svoltesi alla fine del 1979, allo scopo di indurla a ritirarsi dal mercato dei perossidi organici nelle loro applicazioni alle «materie plastiche»;

ii)      aveva sistematicamente offerto e fornito, all’incirca a partire dal dicembre 1980, additivi per farine alla Provincial Merchants, alla Allied Mills ed ai clienti della ECS del settore «grandi indipendenti» a prezzi anormalmente bassi, destinati a danneggiare le attività commerciali della ECS, in quanto quest’ultima era obbligata vuoi a rinunciare al cliente a favore della AKZO vuoi ad adeguarsi ad un prezzo di vendita in perdita pur di conservarlo;

iii)      aveva fatto ai clienti della ECS offerte selettive per additivi per farine, mantenendo nel contempo prezzi sensibilmente superiori (sino al 60%) nei confronti di clienti di importanza equivalente facenti parte della sua clientela regolare;

iv)      aveva venduto bromato di potassio e miscele di vitamine (prodotto che essa di norma non forniva) ad un prezzo di richiamo, in un’unica offerta assieme al perossido di benzoile, ai clienti della ECS, in modo da acquisire i loro ordini per l’intera gamma di additivi per farine, escludendo pertanto la ECS;

v)      aveva mantenuto, nell’ambito del piano inteso a danneggiare la ECS, i prezzi degli additivi per farine nel Regno Unito ad un livello artificialmente basso durante un lungo periodo, creando così una situazione nella quale essa poteva sopravvivere grazie alle sue risorse finanziarie superiori a quelle della ECS;

vi)      aveva praticato, con i suoi principali acquirenti RHM e Spillers, una politica commerciale volta ad escludere la concorrenza, ottenendo da tali clienti informazioni precise sulle offerte formulate da altri fornitori (fra i quali la ECS) di additivi per farine, ed offrendo in seguito un prezzo appena inferiore al più basso dei prezzi proposti in modo da ottenere l’ordine, abbinato (nel caso della Spillers) alla condizione che il cliente si impegnasse ad acquistare l’intero fabbisogno di additivi per farine presso la AKZO.

10      La stessa decisione ha condannato la AKZO al pagamento di un’ammenda dell’ammontare di 10 milioni di ECU, pari a 24 696 000 HFL (art. 2), ordinandole di porre immediatamente fine all’infrazione (art. 3).

11      Peraltro, la decisione (art. 3, commi terzo, quarto e quinto) ha inibito alla AKZO di effettuare offerte o applicare prezzi o altre condizioni di vendita per additivi per farine che avessero come conseguenza di far pagare ai clienti per i quali essa era in concorrenza con la ECS prezzi diversi da quelli da essa offerti a clienti analoghi. Tale inibizione non precludeva tuttavia alla AKZO la possibilità di applicare prezzi differenti per gli additivi per farine alle diverse categorie di clienti, così da rispecchiare adeguatamente ed obiettivamente le disparità nei costi di produzione e di consegna dipendenti dal volume del fabbisogno annuale del cliente, dall’entità dell’ordine e da altri fattori di natura commerciale. Al riguardo, viene precisato che le offerte fatte dalla AKZO alle singole imprese del gruppo Allied Mills non potevano contenere condizioni sostanzialmente più favorevoli di quelle praticate ai «grandi indipendenti».

12      A sostegno del proprio ricorso, la AKZO deduce, in sostanza, i seguenti mezzi:

–        primo mezzo: la decisione impugnata sarebbe inficiata da vari vizi di forma conseguenti ad irregolarità commesse nel procedimento amministrativo;

–        secondo mezzo: la decisione impugnata contrasterebbe con l’art. 86 del Trattato, in quanto la Commissione avrebbe erroneamente interpretato ed applicato le nozioni di posizione dominante e sfruttamento abusivo di una posizione dominante, rilevando l’esistenza di una simile posizione in capo alla AKZO e considerando illecito il comportamento di quest’ultima.

13      Per una più ampia illustrazione degli antefatti, dello svolgimento del procedimento nonché dei mezzi e degli argomenti delle parti, si fa rinvio alla relazione d’udienza. Questi elementi del fascicolo sono richiamati solo nella misura necessaria alla comprensione del ragionamento della Corte.

I –  Sul primo mezzo: le irregolarità del procedimento amministrativo

14      La AKZO assume che la decisione è inficiata da vari vizi di forma, conseguenti ad «errores in procedendo» commessi nel corso del procedimento amministrativo. Al riguardo, essa argomenta, anzitutto, di non aver avuto sufficiente accesso al fascicolo; indi, che l’inchiesta svolta dalla Commissione non è stata esauriente e, infine, che nella decisione sono stati mossi taluni addebiti in relazione ai quali essa non è stata sentita in contraddittorio.

A –  Accesso al fascicolo

15      La AKZO sostiene anzitutto che, ad onta delle sue ripetute richieste, essa non ha avuto accesso all’insieme delle relazioni d’inchiesta estese dagli ispettori della Commissione, benché tali documenti potessero contenere elementi che avrebbero potuto consentirle di curare la propria difesa e confermare la fondatezza della sua posizione. Il diniego oppostole sarebbe in contraddizione con la linea di condotta alla quale la Commissione ha dichiarato di volersi attenere nelle sue relazioni concernenti la politica della concorrenza.

16      Al riguardo, si deve richiamare quanto la Corte ha affermato nella sentenza 17 gennaio 1984, VBVB E VBBB/Commissione, punto 25 della motivazione (cause riunite 43/82 e 63/82, Racc. pag. 19), laddove si legge che «il rispetto del diritto alla difesa esige che l’impresa interessata sia stata posta in grado di far conoscere adeguatamente il proprio punto di vista sui documenti presi in considerazione dalla Commissione ai fini della decisione, ma non vi è alcuna norma che imponga alla Commissione l’obbligo di far conoscere alle parti interessate i propri fascicoli».

17      Ne consegue che la censura deve essere respinta.

18      La AKZO sostiene inoltre che la Commissione ha basato la propria decisione su due documenti che non le sono stati comunicati.

19      Il primo dei suddetti documenti sarebbe la risposta fornita dalla Steetley Chemicals (un’impresa fornitrice della materia prima necessaria per la fabbricazione del bromato di potassio) alla Commissione, nell’ambito di una domanda di informazioni rivoltale in forza dell’art. 11 del regolamento n. 17, primo regolamento di applicazione degli artt. 85 e 86 del Trattato (GU 13, pag. 204). Orbene, dal controricorso risulterebbe che la Commissione ha adottato la sua decisione prendendo in considerazione tale documento al fine di determinare i costi di produzione della Diaflex.

20      La Commissione non contesta che il documento de quo non sia stato portato a conoscenza della AKZO. Essa si limita ad osservare che la AKZO sapeva, o quantomeno era in grado di supporre, che i prezzi che la Steetley Chemicals accordava alla Diaflex sopravanzavano notevolmente quelli che essa praticava nei confronti della AKZO.

21      Sul punto, si deve constatare che, poiché la risposta della Steetley Chemicals non è stata comunicata alla AKZO, pur avendo la Commissione tratto da essa delle conclusioni, le informazioni contenute in tale documento non possono essere prese in considerazione nell’ambito del presente procedimento.

22      Il secondo dei documenti ai quali la AKZO non avrebbe avuto accesso sarebbe il processo verbale nel quale è riportata una dichiarazione proveniente dall’impresa Smith, uno dei «grandi indipendenti», nel contesto di una verifica svolta dalla Commissione. Questo documento si riferirebbe al preteso aiuto fornito dalla Diaflex alla AKZO per consentirle di eludere il regime dei prezzi minimi impostole dalla Commissione nell’ambito dei provvedimenti provvisori adottati con la decisione 29 luglio 1983, 83/462/CEE, relativa ad una procedura ai sensi dell’art. 86 del Trattato CEE (IV/30.698 – ECS/AKZO: provvedimenti provvisori, GU L 252, pag. 13, in prosieguo: la «decisione relativa ai provvedimenti provvisori»).

23      La Commissione ribatte che la dichiarazione anzidetta, figurante in una nota manoscritta di uno dei suoi ispettori, faceva parte del fascicolo del quale la AKZO ha potuto prendere visione nei locali della Commissione.

24      Va rilevato come la nota in parola non figuri nei fascicoli prodotti dinanzi alla Corte, con riferimento tanto al fascicolo relativo al procedimento amministrativo quanto agli allegati alle memorie della Commissione. Quest’ultima non ha pertanto dimostrato che il suddetto documento fosse stato portato a conoscenza della AKZO. Conseguentemente, la suddetta nota non può essere considerata come prova del carattere illecito del comportamento della AKZO.

B –  Inchiesta non esauriente

25      La AKZO assume che l’inchiesta svolta dalla Commissione era lacunosa, segnatamente per il fatto che quest’ultima ha trascurato di tener conto della struttura dei costi delle imprese considerate e della politica dei prezzi dei principali concorrenti della AKZO nel settore degli additivi per farine.

26      Poiché l’inchiesta è destinata ad accertare i fatti costitutivi di un illecito, le sue eventuali deficienze non integrano delle irregolarità procedurali. Ad esse deve aversi riguardo solo quando si tratti di accertare se i fatti allegati siano materialmente esatti e se siano idonei a giustificarne le qualificazioni che da essi sono state tratte. Tale accertamento fa parte dell’esame dei mezzi dedotti dalla AKZO nel merito.

C –  Violazione dell’obbligo di sentire l’impresa in contraddittorio

27      La AKZO fa valere che la decisione contiene addebiti gravi, in relazione ai quali essa non ha avuto l’opportunità di far conoscere il proprio punto di vista nel corso del procedimento amministrativo. La AKZO sottolinea come essa sia pur stata sentita sulla realtà materiale di taluni fatti, ma non anche sulla loro qualificazione giuridica come fatti costitutivi di un abuso.

28      Gli addebiti di cui trattasi sono l’impiego del bromato di potassio come prodotto di richiamo, le richieste di ragguagli da parte della AKZO a determinati clienti dirette ad ottenere informazioni dettagliate sulle offerte fatte dai suoi concorrenti e la clausola di esclusiva imposta ad un cliente.

29      La comunicazione degli addebiti deve enunciare, in modo univoco, i fatti sui quali la Commissione si fonda nonché la qualificazione che a tali fatti è assegnata.

30      Occorre dar atto che tali prescrizioni sono state rispettate con riguardo all’impiego del bromato di potassio come prodotto di richiamo. La lettera aggiuntiva alla comunicazione degli addebiti (punto 10) colloca infatti questo prodotto, al momento in cui il comportamento viene preso in esame, sullo stesso piano delle miscele di vitamine, le quali, secondo la Commissione, erano vendute dalla AKZO a prezzi di richiamo.

31      In ordine al conseguimento di informazioni da parte della AKZO ed alla clausola di esclusiva, va rilevato come nella comunicazione degli addebiti (punto 70) la Commissione abbia designato come illecita la strategia globale della AKZO, consistente nel tentare di eliminare la ECS dal settore delle plastiche proferendo minacce, quindi, dopo il fallimento della sua iniziativa, ponendo in atto un piano mirante a costringere la ECS al ritiro. I vari elementi di questo piano sono stati descritti nella parte della comunicazione degli addebiti riguardante l’«attuazione del piano mirante all’eliminazione della ECS» (punti 27 e seguenti). Nel novero di tali elementi figuravano il conseguimento di informazioni e la clausola di esclusiva. Di conseguenza, non può riscontrarsi alcuna lesione dei diritti della difesa della ricorrente.

32      La AKZO fa infine valere, con riferimento agli addebiti connessi al livello anormalmente basso dei prezzi, di non essere stata posta in grado di esprimere il proprio punto di vista in ordine al carattere fisso o variabile di alcuni dei suoi costi di produzione, ancorché tale punto fosse di preminente rilievo in relazione al criterio di liceità che essa suggerisce di applicare nella valutazione del comportamento di un’impresa dominante.

33      Tale censura non può essere accolta. Soltanto la risposta della AKZO alla comunicazione degli addebiti ha reso palesi le divergenze di opinioni tra le parti circa il carattere fisso o variabile di determinati fattori di costo. Sennonché la AKZO ha avuto l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista nel rispondere ai quesiti che i rappresentanti della Commissione le hanno rivolto in ordine a tale punto nel corso dell’audizione del 18 giugno 1985 (v. la relazione di audizione, pag. 33 e seguenti).

II –  Sul secondo mezzo: violazione dell’art. 86 del Trattato

34      Secondo la AKZO, la Commissione ha violato l’art. 86 in quanto:

–        la decisione impugnata avrebbe erroneamente definito il settore dei perossidi organici come mercato rilevante e considerato il mercato dei perossidi organici alla stregua di un mercato unitario; inoltre, essa avrebbe fatto leva su elementi inesatti nell’accertare l’esistenza dell’asserita posizione dominante;

–        la decisione impugnata avrebbe a torto ritenuto sussistente un illecito da parte della AKZO.

A –  Sull’esistenza di una posizione dominante

1.     Sulla determinazione del mercato rilevante

35      La decisione considera, in via principale, mercato rilevante quello dei perossidi organici (ivi compreso il perossido di benzoile impiegato nell’industria delle plastiche), sul rilievo che esso è il mercato dal quale la ECS avrebbe dovuto essere eliminata dalla AKZO nel lungo periodo (punto 66). In subordine, la decisione colloca l’abuso sul mercato degli additivi per farine (ivi compreso il perossido di benzoile, nella sua applicazione al settore dell’industria molitoria) nel Regno Unito e in Irlanda (punto 91).

36      È opportuno esaminare, preliminarmente, se la Commissione avesse fondati motivi per definire il mercato rilevante come corrispondente a quello dei perossidi organici.

37      La AKZO contesta tale delimitazione rifacendosi all’oggetto della decisione, la quale è limitata al suo asserito comportamento illecito nel settore degli additivi per farine. Essa richiama sul punto la sentenza della Corte 6 marzo 1974, Commercial Solvents/Commissione, punto 21 della motivazione (cause riunite 6/73 e 7/73, Racc. pag. 223), secondo la quale il mercato in cui si manifestano gli effetti dell’illecito è «privo di rilievo per quanto riguarda il problema del mercato da prendere in considerazione onde accertare l’esistenza di una posizione dominante».

38      Tale argomento va esaminato alla luce delle particolari circostanze del caso di specie.

39      Al riguardo, deve anzitutto sottolinearsi come il perossido di benzoile, uno dei principali perossidi organici, impiegato nella fabbricazione delle plastiche, sia altresì uno dei principali additivi per farine, grazie al suo impiego come agente imbiancante della farina nel Regno Unito e in Irlanda.

40      Si deve poi rilevare come, prima del 1979, la ECS operasse unicamente nel settore degli additivi per farine. Soltanto nel corso di tale anno, infatti, essa decise di estendere le proprie attività al settore delle plastiche. Al momento in cui è sorto il conflitto, la quota di mercato detenuta dalla ECS in quest’ultimo settore era pertanto estremamente ridotta.

41      È d’altra parte pacifico che, per la AKZO, il settore delle plastiche rivestiva maggiore importanza di quello degli additivi per farine, dal momento che essa vi realizzava un giro d’affari nettamente superiore.

42      La AKZO praticava pertanto riduzioni di prezzi in un settore – quello degli additivi per farine – che per la ECS era essenziale, ma che per essa possedeva limitata importanza.

43      Inoltre, la AKZO aveva la possibilità di compensare le eventuali perdite subite nel settore degli additivi per farine per mezzo degli utili che essa ritraeva dalla sua attività nel settore delle plastiche, possibilità della quale la ECS non poteva avvalersi.

44      Infine, risulta dalle dichiarazioni di un dirigente della AKZO (allegato 20 della comunicazione degli addebiti, pag. 35), le quali saranno prese in considerazione nell’ambito dell’esame dell’addebito relativo alle minacce, che questa impresa non ha adottato il suo comportamento allo scopo di rafforzare la propria posizione nel settore degli additivi per farine, quanto per conservare la posizione che essa deteneva nel settore delle plastiche, impedendo alla ECS di estendervi le sue attività.

45      Ciò premesso, la Commissione ha fondatamente ritenuto che il mercato dei perossidi organici fosse il mercato rilevante, anche se il comportamento illecito allegato era preordinato a danneggiare l’attività principale della ECS su un mercato distinto.

46      Supponendo che si debba prendere in considerazione il mercato dei perossidi organici, la AKZO rimprovera inoltre alla Commissione di non aver effettuato un’inchiesta approfondita in relazione a tale mercato. Da un lato, essa avrebbe omesso di analizzare le pretese offerte effettuate dalla AKZO a «prezzi predatori» in questo settore, mentre una parte rilevante delle accuse della ECS vertevano su di esse. Dall’altro, essa avrebbe trascurato di verificare se la posizione della AKZO nel settore dei perossidi organici si fosse in definitiva rafforzata in conseguenza del suo comportamento nel settore degli additivi per farine.

47      Sul punto, è sufficiente rilevare come questi elementi, attinenti al carattere illecito del comportamento, siano privi di rilevanza per quanto si riferisce alla delimitazione del mercato rilevante.

48      La AKZO sostiene infine che tale mercato non può, in ogni caso, essere considerato alla stregua di un unico mercato, stante la manifesta assenza di reciproca intercambiabilità dei perossidi organici. Questi ultimi non potrebbero neppure essere ricondotti ad uno stesso mercato sul presupposto di una loro pretesa complementarità, in quanto i clienti non si rivolgerebbero ad un medesimo fornitore per soddisfare l’intero loro fabbisogno in perossidi.

49      La decisione (punto 7) puntualizza che i perossidi organici sono prodotti chimici che assolvono un ruolo essenziale nella fabbricazione delle plastiche, nell’ambito della quale servono da iniziatori per varie operazioni. I loro tre principali settori di applicazione sono i seguenti:

–        iniziatori del processo di polimerizzazione o di copolimerizzazione di monomeri vinilici,

–        agenti di rafforzamento per elastomeri e resine,

–        agenti di reticolazione per l’etilene/propilene e le gomme sintetiche o i siliconi.

50      La decisione precisa inoltre (punto 8) che i due primi settori rappresentano, ciascuno, il 40% del consumo di perossidi organici, mentre il terzo costituisce il 10% circa di esso.

51      Nella sentenza 11 dicembre 1980, L’Oréal/De Nieuwe AMCK, punto 25 della motivazione (causa 31/80, Racc. pag. 3775), la Corte ha affermato che ai fini della valutazione della posizione, eventualmente dominante, di un’impresa su un determinato mercato, «le possibilità di concorrenza vanno (...) valutate nell’ambito del mercato comprendente tutti i prodotti che, in ragione delle loro caratteristiche, sono particolarmente idonei a soddisfare esigenze costanti e non sono facilmente intercambiabili con altri prodotti».

52      Va osservato che i perossidi organici indubbiamente possono, per soddisfare le specifiche esigenze della clientela, essere individualizzati per quanto riguarda la loro formula, la loro concentrazione o la loro presentazione. Ciò non toglie tuttavia che per il 90% essi vengano impiegati in vari processi dell’industria delle plastiche e siano pertanto idonei a soddisfare esigenze costanti ai sensi della sentenza succitata. Peraltro, i perossidi organici non sono esposti alla concorrenza di altri prodotti, come i composti sulfurei, utilizzati nel ristretto settore della vulcanizzazione delle gomme sintetiche, posto che questi composti non sono idonei a surrogarli completamente, non possedendo tutte le caratteristiche tecniche necessarie.

53      Infine, risulta dagli stessi documenti interni della AKZO (allegato 2 della comunicazione degli addebiti) che questa stessa impresa dà per presupposto che i perossidi organici appartengano ad un unico mercato, giacché essa valuta globalmente la propria quota di mercato relativa a questi prodotti.

54      Corollario dei suddetti rilievi è che i mezzi dedotti dalla AKZO per contestare la delimitazione del mercato rilevante devono essere respinti.

2.     Sulla posizione dominante

55      La Commissione ritiene, argomentando dalla quota di mercato della AKZO nonché dall’esistenza di una serie di elementi che associati a tale quota di mercato assicurerebbero a tale impresa un marcato predominio, che la AKZO occupi una posizione dominante sul mercato dei perossidi organici.

56      Il punto 69 della decisione descrive tali elementi nel seguente modo:

«i)      La quota di mercato di AKZO non è soltanto importante in sé, ma equivale a quella degli altri produttori messi insieme;

ii)      A parte Interox e Luperox, gli altri produttori hanno soltanto una gamma limitata di prodotti e/o rivestono un’importanza prettamente locale;

iii)      la quota di mercato di AKZO (come anche quella dei produttori che occupano il secondo e il terzo posto, ossia Interox e Luperox) è rimasta stabile nel corso del periodo esaminato e AKZO è sempre riuscita a difendere la propria posizione dagli attacchi sferrati dai produttori minori;

iv)      AKZO è riuscita, anche durante i periodi di sfavorevole congiuntura economica, a conservare il suo margine lordo aumentando regolarmente i suoi prezzi e/o i volumi di vendita;

v)      AKZO tratta una gamma di prodotti di gran lunga più ampia di quella dei suoi concorrenti, dispone di un’organizzazione di marketing che è la più sviluppata sotto il profilo tecnico e commerciale e possiede infine conoscenze primarie in materia di sicurezza e tossicologia;

vi)      AKZO si è mostrata capace di eliminare dal mercato (oltre a ECS) altri concorrenti “fastidiosi” o di indebolirli sensibilmente: l’esempio, fra gli altri, di SCADO dimostra che AKZO è in grado di escludere, quando lo desidera, un produttore meno potente;

vii)      una volta eliminati questi piccoli ma potenzialmente pericolosi concorrenti, AKZO ha potuto maggiorare il prezzo del prodotto in relazione al quale la loro concorrenza si faceva sentire».

57      La AKZO contesta la valutazione della sua quota di mercato nonché la realtà o la pertinenza degli altri elementi accolti nella decisione. In particolare, essa sostiene che la sua quota di mercato è stata valutata in modo erroneo, in quanto la Commissione avrebbe arbitrariamente considerato il mercato dei perossidi organici alla stregua di un unico mercato. Inoltre, essa assume che il fatto di offrire una gamma più ampia di prodotti rispetto ai suoi concorrenti non può costituire indizio di una posizione dominante.

58      Tali argomenti non possono essere accolti. Poiché il mercato dei perossidi organici è stato correttamente considerato alla stregua di un mercato unitario, ne deriva che la quota di mercato della AKZO doveva essere calcolata tenendo conto dei perossidi organici nel loro complesso. In tale prospettiva, è evidente che il fatto di offrire una gamma di prodotti più vasta rispetto a quella dei suoi principali rivali concorreva ad assicurare alla AKZO una posizione di dominio su tale mercato.

59      Giova rilevare, inoltre, come dal 1979 al 1982 la AKZO disponesse, stando ai suoi stessi documenti interni, di una quota di mercato stabile pari a circa il 50% (allegati 2 e 4 della comunicazione degli addebiti e tabella A allegata alla comunicazione degli addebiti). D’altra parte, la AKZO non ha fornito elementi atti a dimostrare che questa quota si sia ridotta nel corso degli anni successivi.

60      Sul tema delle quote di mercato, la Corte ha affermato (sentenza 13 febbraio 1979, Hoffmann-La Roche, punto 41 della motivazione, causa 85/76, Racc. pag. 461) che quote molto alte costituiscono di per sé, e salvo circostanze eccezionali, la prova dell’esistenza di una posizione dominante. Tale è il caso di una quota di mercato del 50%, come quella accertata nel caso in esame.

61      Peraltro, la Commissione ha giustamente posto in risalto come altri elementi confermino il predominio della AKZO sul mercato. Oltre al fatto che la AKZO stessa si considera leader mondiale sul mercato dei perossidi, va rilevato come essa possegga, per sua propria ammissione, l’organizzazione di marketing più avanzata sia sul piano commerciale sia su quello tecnico e disponga di conoscenze più estese di quelle dei suoi concorrenti in materia di sicurezza e tossicologia (allegati 2 e 4 della comunicazione degli addebiti).

62      Gli argomenti addotti dalla AKZO per negare che essa detenesse una posizione dominante sul mercato dei perossidi organici devono pertanto, nel complesso, essere disattesi.

B –  Sull’esistenza di uno sfruttamento abusivo di una posizione dominante

1.     Rilievi preliminari: criterio di liceità del comportamento di un’impresa dominante in materia di prezzi

63      Stando alla decisione impugnata (punto 75), la AKZO avrebbe abusivamente sfruttato la propria posizione dominante tentando di eliminare la ECS dal mercato dei perossidi organici, principalmente mediante riduzioni massicce e prolungate dei prezzi sul mercato degli additivi per farine.

64      Secondo la Commissione, l’art. 86 non considera i costi come un criterio decisivo per accertare l’illiceità delle riduzioni di prezzo operate da un’impresa dominante (punto 77 della decisione). Un simile criterio non terrebbe affatto conto degli obiettivi generali delle norme comunitarie sulla concorrenza, enunciati all’art. 3, lett. f), del Trattato, in particolare con riguardo all’esigenza di impedire che venga compromessa una struttura efficace della concorrenza nel mercato comune. Un criterio meccanico non attribuirebbe giusto peso all’aspetto strategico del comportamento imperniato sul ribasso dei prezzi. Una riduzione dei prezzi potrebbe perseguire un intento anticoncorrenziale indipendentemente dal fatto che l’aggressore fissi i suoi prezzi al di sopra o al di sotto dei suoi costi, qualunque sia il modo in cui questi ultimi vanno intesi (punto 79 della decisione).

65      Tuttavia, l’analisi dettagliata dei costi dell’impresa dominante potrebbe avere un rilievo considerevole quando si voglia accertare la correttezza o meno del suo comportamento in materia di prezzi. Le ripercussioni, in termini di eliminazione dei concorrenti, di una campagna di riduzione dei prezzi condotta da un produttore in posizione dominante potrebbero essere così evidenti che non sarebbe affatto necessario provarne l’intento. Viceversa, quando il basso livello dei prezzi può avere diverse spiegazioni possibili, potrebbe risultare necessario, per dimostrare l’esistenza di un’infrazione, comprovare anche l’intento di eliminare un concorrente o di restringere la concorrenza (punto 80 della decisione).

66      La AKZO contesta la pertinenza del criterio di liceità accolto dalla Commissione, criterio che essa reputa vago o, comunque, inapplicabile. Essa sostiene che la Commissione avrebbe dovuto attenersi ad un criterio obiettivo fondato sui suoi costi.

67      Al riguardo, essa argomenta che la questione della liceità di un determinato livello di prezzi non potrebbe essere dissociata dalla concreta situazione di mercato nella quale il prezzo è stato fissato. Non sussisterebbe illecito allorché l’impresa dominante ricerca un prezzo di vendita ottimale ed un margine di copertura positivo. Un prezzo sarebbe ottimale quando l’impresa può ragionevolmente ritenere che l’offerta di un prezzo diverso o la mancanza di un prezzo conducano, nel breve periodo, ad un risultato di esercizio meno favorevole. D’altra parte, il margine di copertura sarebbe positivo allorché il valore dell’ordinativo è superiore alla somma dei costi variabili.

68      Un criterio fondato sulla ricerca di un prezzo ottimale, nel breve periodo, non potrebbe essere escluso sul presupposto che esso metterebbe a repentaglio, nel lungo periodo, la capacità di sopravvivenza dell’impresa. Solo dopo un certo tempo l’impresa interessata potrebbe adottare misure per eliminare le perdite oppure abbandonare un settore di attività deficitario. Nel frattempo, l’impresa dovrebbe accettare gli «ordinativi ottimali» per ridurre le proprie passività e garantire la continuità di esercizio.

69      È opportuno ricordare, conformemente a quanto la Corte ha stabilito nella sentenza 13 febbraio 1979, Hoffmann-La Roche/Commissione, punto 91 della motivazione (causa 85/76, Racc. pag. 461), come la nozione di sfruttamento abusivo sia una nozione oggettiva, che riguarda il comportamento dell’impresa in posizione dominante atto ad influire sulla struttura di un mercato in cui, proprio per il fatto che vi opera detta impresa, il grado di concorrenza è già sminuito e che ha come effetto di ostacolare, ricorrendo a mezzi diversi da quelli su cui si impernia la concorrenza normale tra prodotti o servizi fondata sulle prestazioni degli operatori economici, la conservazione del grado di concorrenza ancora esistente sul mercato o lo sviluppo di detta concorrenza.

70      Ne consegue che l’art. 86 del Trattato osta a che un’impresa dominante elimini un concorrente e rafforzi in tal modo la propria posizione, avvalendosi di mezzi diversi da quelli che sono propri di una concorrenza fondata sui meriti. Sotto tale profilo, tuttavia, non può considerarsi legittima qualunque concorrenza esercitata facendo leva sui prezzi.

71      I prezzi inferiori alla media dei costi variabili (vale a dire quei prezzi che variano in funzione dei quantitativi prodotti) mediante i quali un’impresa dominante persegue l’obiettivo di eliminare un concorrente devono ritenersi illeciti. Poiché ogni vendita comporta per l’impresa dominante una perdita, ossia la totalità dei costi fissi (vale a dire quei costi che restano costanti a prescindere da quale sia l’entità dei quantitativi prodotti) e, almeno in parte, dei costi variabili relativi all’unità prodotta, la detta impresa non ha infatti alcun interesse a praticare simili prezzi se non quello di eliminare i propri concorrenti, per poter poi rialzare i propri prezzi approfittando della situazione di monopolio.

72      D’altra parte, prezzi inferiori alla media dei costi totali, i quali comprendono i costi fissi e quelli variabili, ma superiori alla media dei costi variabili, sono da considerare illeciti allorché sono fissati nell’ambito di un disegno inteso ad eliminare un concorrente. Tali prezzi possono infatti estromettere dal mercato imprese le quali potrebbero essere altrettanto efficienti come l’impresa dominante, ma che, per via delle loro più modeste capacità finanziarie, sono incapaci di resistere alla concorrenza che viene esercitata nei loro confronti.

73      Questi sono i criteri che vanno applicati alla situazione del caso in esame.

74      Poiché il criterio di liceità da accogliere è un criterio fondato sui costi e sulla strategia della stessa impresa dominante, va immediatamente respinta la censura della AKZO relativa all’incompletezza dell’inchiesta svolta dalla Commissione in ordine alla struttura dei costi ed alla politica dei prezzi dei suoi concorrenti.

2.     Sui diversi aspetti dell’illecito

75      L’illecito censurato riguarda le minacce che la AKZO avrebbe proferito nei confronti della ECS alla fine del 1979 nonché i prezzi che essa ha offerto o accordato per tre additivi per farine, dal dicembre 1980, data delle prime offerte controverse, al luglio 1983, data della precitata decisione relativa ai provvedimenti provvisori, che ha ordinato alla AKZO di attenersi ad un regime di prezzi minimi.

a)     Sulle minacce

76      La Commissione ha constatato che la AKZO aveva minacciato direttamente la ECS, nel corso di riunioni svoltesi alla fine del 1979 con i dirigenti di questa impresa, allo scopo di determinarne il ritiro dal mercato delle applicazioni alle materie plastiche dei perossidi organici [art. 1, punto i), della decisione].

77      La AKZO nega di aver minacciato la ECS, asserendo di essersi limitata ad informarla che essa non avrebbe potuto contare sul mantenimento della loro collaborazione nel settore degli additivi per farine, se si fosse ostinata a fare delle offerte a prezzi assai ridotti nel settore delle plastiche. Prima della controversia, infatti, la ECS e la AKZO si scambiavano taluni additivi per farine a prezzi ridotti, al fine di integrare una produzione insufficiente o di far fronte alle esigenze di quella tra loro che non fabbricava direttamente uno di tali prodotti. Sicché, la AKZO cedeva alla ECS parte dei propri rifornimenti in perossido di benzoile, mentre la ECS forniva alla AKZO miscele di vitamine.

78      Per apprezzare la fondatezza della censura, occorre accertare l’oggetto dei colloqui che si sono svolti il 16 novembre ed il 3 dicembre 1979. Al riguardo, la Corte dispone dei resoconti di queste riunioni redatti da responsabili della ECS, di una dichiarazione di un dirigente della AKZO nonché di una nota promanante da un altro responsabile di questa impresa.

79      Le indicazioni contenute nei vari documenti redatti dai dirigenti della ECS sono sostanzialmente concordanti (allegati 12, 13, 14, 15, 16, 17 e 18 della comunicazione degli addebiti). In particolare, risulta da esse che, nel corso della prima riunione, la AKZO ha esternato la propria intenzione di procedere ad una riduzione generale dei prezzi nel settore degli additivi per farine, se la ECS avesse continuato a vendere perossido di benzoile nel settore delle plastiche, nonché la sua decisione di vendere, all’occorrenza, al di sotto dei propri prezzi di costo, a rischio di subire una perdita che essa stimava in 250 000 UKL. Nel corso della seconda riunione, la AKZO avrebbe ribadito di essere pronta a vendere, ove necessario, al di sotto dei suoi prezzi di costo.

80      Tali riunioni hanno indotto la ECS ad adire la High Court di Londra affinché inibisse alla AKZO di porre in atto le sue minacce, denunciando il ricorrere di una violazione dell’art. 86 del Trattato. Nell’ambito di tale procedimento, un responsabile della AKZO è stato ammonito a riferire sotto giuramento il contenuto dei colloqui. Da questa dichiarazione (allegato 20 della comunicazione degli addebiti, pag. 35) si evince del pari che la AKZO era disposta a vendere a prezzi inferiori ai propri costi e, in caso di necessità, a subire una perdita, se la ECS non si fosse ritirata dal mercato delle plastiche.

81      L’oggetto dei suddetti incontri viene inoltre confermato da una nota del 7 dicembre 1979, redatta da un dirigente della AKZO (allegato 21 alla comunicazione degli addebiti), nella quale si precisa che la AKZO avrebbe adottato misure aggressive nel settore dei prodotti per l’industria molitoria, se la ECS non avesse rinunciato alle forniture dei suoi prodotti all’industria delle plastiche. Inoltre, tale nota conteneva un piano dettagliato e corredato di dati delle misure che sarebbero state poste in atto nell’ipotesi in cui la ECS non avesse desistito. Da tale piano risulta in particolare che la AKZO avrebbe tentato di sottrarre tutti i clienti alla ECS offrendo loro, a prezzi comportanti delle perdite, la gamma completa degli additivi per farine.

82      Alla luce di questi elementi di fatto concordanti, è giocoforza concludere che la AKZO, alla fine del 1979, ha minacciato la ECS per ottenere il suo ritiro dal mercato dei perossidi organici nelle loro applicazioni alle plastiche.

b)     Sul comportamento della AKZO in materia di prezzi

i)     I costi della AKZO

83      Tenuto conto dei criteri accolti per valutare il comportamento di un’impresa dominante in materia di prezzi, bisogna risalire ai costi totali ed ai costi variabili della AKZO per ciascuno degli additivi di cui trattasi, durante il periodo considerato.

 I costi totali della AKZO

84      La Commissione ha accluso alla lettera aggiuntiva alla comunicazione degli addebiti (tabella F) una stima dei costi totali della AKZO, calcolati in base ai dati contabili di questa impresa. La Commissione ha tuttavia puntualizzato (punto 9 della lettera aggiuntiva alla comunicazione degli addebiti e tabella G) che i costi totali effettivi della AKZO dovevano considerarsi superiori a tale stima.

85      La AKZO ha allegato alle proprie memorie il rapporto redatto da una società di revisione dei conti, nel quale figura, tra l’altro, una stima dei suddetti costi per il medesimo periodo (allegato 3 del ricorso, allegato 12 della memoria di replica).

86      Dalle suddette stime si rileva come i costi totali della AKZO siano talvolta inferiori, talaltra superiori a quelli risultanti dalle stime effettuate dai servizi della Commissione.

87      Nel corso del procedimento dinanzi alla Corte, la Commissione non ha messo in dubbio tali dati. Per un verso, essa ha asserito che i detti dati avvaloravano «la sua convinzione che il calcolo dei costi da lei effettuato sulla base dei documenti della stessa AKZO era corretto» (punto 104 del controricorso). Per l’altro, essa ha sottolineato come i suddetti dati non contraddicessero la sua tesi «secondo cui le offerte di prezzi fatte dalla AKZO ai clienti tradizionali della ECS erano, praticamente, sempre foriere di perdite» (punto 52 della controreplica).

88      Stando così le cose, si deve constatare che i costi totali della AKZO sono quelli figuranti nel rapporto accluso alle memorie di quest’ultima.

89      Tali costi, espressi in UKL per tonnellata, risultano essere i seguenti:

–        per il perossido di benzoile 16%:

1981: 557,90; 1982: 578,10; 1983: 519,20;

–        per il perossido di benzoile 20%:

1981: 649,60; 1982: 700,29; 1983: 582,57;

–        per il bromato di potassio 6%:

1981: 290,14; 1982: 316,84; 1983: 308,14;

–        per il bromato di potassio 10%:

1981: 350,34; 1982: 370,98; 1983: 360;

–        per le miscele di vitamine (nutramina):

1981: 665,86; 1982: 714,40.

 I costi variabili della AKZO

90      Le parti hanno prodotto dinanzi alla Corte delle stime dei costi variabili della AKZO assai divergenti. Nella sostanza, tali divergenze attengono al fatto che le parti non concordano sulla valutazione del carattere fisso o variabile di taluni elementi di costo.

91      Nella decisione si afferma (punto 54) che elementi di costo come la manodopera, la manutenzione, il magazzinaggio e le spese di spedizione vanno tutti considerati come costi variabili, in quanto la maggior parte dei sistemi di contabilità li considera come tali.

92      La AKZO obietta che l’unico metodo per stabilire se un elemento di costo abbia natura fissa o variabile è quello di accertare se esso vari o meno in funzione dei quantitativi prodotti. Nella specie, le spese di manodopera andrebbero considerate alla stregua di costi fissi. Risulta infatti dal raffronto tra la dinamica del costo annuale della manodopera, per gli anni 1980-1985, e quella dei quantitativi prodotti nel corso dello stesso periodo che non sussiste alcun rapporto tra questi due parametri (allegato 3 del ricorso, rapporto di revisione dei conti, in particolare allegato 7 di quest’ultimo).

93      La Commissione ribatte, da un lato, che i documenti contabili della AKZO confermano che buona parte di quelli che essa considera alla stregua di oneri fissi mutano di fatto con le variazioni della produzione (punto 99 del controricorso) e, dall’altro, che la AKZO ha assunto, nel marzo 1984, due nuovi dipendenti al fine di rafforzare la propria capacità produttiva, per modo che sussisterebbe un nesso fra il volume della manodopera e quello della produzione (punto 48 della controreplica).

94      Deve rilevarsi che un elemento di costo non è per sua natura riferibile ai costi fissi o ai costi variabili. È d’uopo pertanto esaminare se i costi di manodopera siano, nel caso di specie, variati in funzione dei quantitativi prodotti.

95      Evincesi dai dati menzionati dalla AKZO che non sussiste alcun rapporto diretto tra i quantitativi prodotti ed i costi della manodopera. Così, nel 1982 e nel 1983, mentre la produzione di perossido di benzoile della AKZO aumentava, i costi connessi alla manodopera, al netto dell’inflazione, si riducevano. Viceversa, mentre nel 1983 e nel 1984 la produzione di bromato di potassio di questa impresa regrediva, i costi connessi alla manodopera, al netto dell’inflazione, aumentavano. I costi di manodopera devono pertanto considerarsi, nella specie, come costi fissi.

96      Ciò premesso, si deve constatare che i costi variabili della AKZO sono quelli figuranti nei documenti che questa impresa ha prodotto dinanzi alla Corte.

97      Tali costi, espressi in UKL per tonnellata, risultano essere i seguenti:

–        per il perossido di benzoile 16%:

1981: 298,30; 1982: 324,70; 1983: 314,10;

–        per il perossido di benzoile 20%:

1981: 352,80; 1982: 383,10; 1983: 359,50;

–        per il bromato di potassio 6%:

1981: 169,40; 1982: 188,60; 1983: 200,70;

–        per il bromato di potassio 10%:

1981: 229,60; 1982: 242,74; 1983: 252,56;

–        per le miscele di vitamine (nutramina):

1981: 541,02; 1982: 578,00.

ii)  I prezzi anormalmente bassi accordati alla clientela della ECS

98      La Commissione ha constatato che, all’incirca a partire dal dicembre 1980, la AKZO ha sistematicamente offerto e fornito additivi per farine alla Provincial Merchants, alla Allied Mills ed ai clienti della ECS nel settore «grandi indipendenti» a prezzi anormalmente bassi, nell’intento di danneggiare le attività commerciali della ECS [art. 1, punto ii), della decisione].

 Le offerte rivolte alla Allied ed alle imprese del gruppo Allied

99      La AKZO contesta di aver offerto additivi alla Allied ed alle imprese del gruppo Allied a prezzi anormalmente bassi allo scopo di danneggiare la ECS. Anzitutto, essa non avrebbe nutrito siffatta intenzione, bensì si sarebbe limitata a tentare di conquistare nuovi clienti, al fine di accrescere il proprio giro d’affari ed arginare in tal modo la notevole contrazione degli utili cagionata dalle offerte fatte dalla ECS alla Ranks ed alla Spillers nel 1980. Inoltre, i prezzi offerti non potrebbero essere considerati anormalmente bassi. Da un lato, i prezzi proposti dalla Allied nel gennaio 1981 sarebbero pari a quelli che la ECS ha offerto alla Spillers nell’ottobre 1980. Dall’altro, i prezzi offerti durante il periodo considerato sarebbero superiori alla media dei suoi costi variabili.

100    Si deve constatare che la AKZO ha offerto alla Allied ed alle imprese del gruppo Allied i seguenti prezzi:

–        per il perossido di benzoile 16%:

dal gennaio 1981 al gennaio 1983: 517,90 UKL; nel febbraio 1983: 512 UKL;

–        per il bromato di potassio 10%:

a decorrere dal gennaio 1981: 314,90 UKL;

–        per le miscele di vitamine:

nel settembre 1981: 565 UKL; nell’ottobre 1982: 455 UKL per una miscela economica.

101    Per quanto concerne le miscele di vitamine (vendute nel 1981), il perossido di benzoile 16% ed il bromato di potassio 10%, tali prezzi sono inferiori alla media dei costi totali della AKZO, tuttavia superiori a quella dei suoi costi variabili, quali sono stati in precedenza accertati (v. supra, punti 89 e 97 della motivazione). Quanto al prezzo di 455 UKL, offerto dalla AKZO nel 1982 per una miscela di vitamine economica, esso è inferiore, in ogni caso, alla media dei suoi costi totali, la quale risultava essere di 714,40 UKL per la miscela di vitamine di qualità media.

102    Peraltro, il complesso delle offerte non è spiegabile se non con la volontà della AKZO di nuocere alla ECS, non invece con quella di ricostituire i propri utili. Da una nota redatta da uno dei rappresentanti della AKZO (allegato 51 della comunicazione degli addebiti) risulta che quest’ultima ha fissato i prezzi offerti alla Allied, nel gennaio 1981, nella convinzione che essi fossero nettamente inferiori a quelli praticati dalla ECS nei confronti della Allied. Ciò dimostra che l’intento della AKZO non era soltanto di ottenere l’ordine, il che l’avrebbe indotta a ribassare i suoi prezzi solo nella misura all’uopo necessaria. Inoltre, offrendo alla Allied un prezzo equivalente a quello offerto dalla ECS alla Spillers, l’obiettivo della AKZO era quello di fissare i propri prezzi al livello più ridotto possibile senza violare l’impegno, da essa sottoscritto dinanzi alla High Court di Londra, di non ribassare i propri prezzi di vendita per il perossido di benzoile allo scopo di eliminare la ECS.

103    La Commissione ha quindi correttamente ritenuto che la AKZO avesse offerto e fornito additivi per farine alla Allied Mills ed alle imprese del gruppo Allied a prezzi anormalmente bassi, allo scopo di danneggiare le attività commerciali della ECS.

 Le offerte fatte ai «grandi indipendenti», clienti della ECS

104    Con riguardo all’addebito relativo alle offerte fatte ai «grandi indipendenti», clienti della ECS, la AKZO ha fatto valere argomenti sostanzialmente identici a quelli da essa addotti per contestare l’addebito relativo alle offerte fatte a prezzi anormalmente bassi al gruppo Allied.

105    Si deve constatare che la AKZO ha offerto ai «grandi indipendenti», clienti della ECS, i seguenti prezzi:

–        per il perossido di benzoile 16%:

nel gennaio 1981: 532 UKL; dall’aprile 1981 in poi: 530 UKL;

–        per il bromato di potassio 6%:

nel dicembre 1980: 260 UKL; nel gennaio e nell’aprile 1981: 245 UKL; nel giugno 1983: 320 UKL;

–        per il bromato di potassio 10%:

nel dicembre 1980: 339 UKL; nel maggio 1981: 336 UKL; nel maggio 1982: 325 UKL;

–        per le miscele di vitamine:

nel dicembre 1980: 595 UKL; nel maggio 1981: 575 UKL; nell’ottobre 1982 (nutramina 50): 489 UKL; nel giugno 1983 (nutramina 50): 757 UKL.

106    Occorre rilevare come le offerte della AKZO siano inferiori alla media dei suoi costi totali, tuttavia superiori alla media dei suoi costi variabili, quali sono stati sopra accertati (v. supra, punti 89 e 97 della motivazione), e come, nel caso dell’offerta dell’ottobre 1982 relativa alle miscele di vitamine, i prezzi siano addirittura inferiori ai suoi costi variabili.

107    Le offerte del giugno 1983 relative a bromato di potassio 6% e miscele di vitamine sono, a loro volta, superiori alla media dei costi totali. Da esse non può tuttavia inferirsi alcuna indicazione circa il comportamento della AKZO nel corso del periodo considerato. Invero, esse sono state effettuate due giorni prima dell’audizione nel procedimento avente ad oggetto i provvedimenti provvisori (23 giugno 1983) e poco più di un mese prima dell’adozione della decisione relativa ai provvedimenti provvisori (29 luglio 1983).

108    Deve peraltro rilevarsi come i prezzi offerti dalla AKZO nel dicembre 1980 a questa parte della clientela della ECS attestino che l’intento della AKZO era quello di danneggiare la ECS e non quello di ricostituire i propri margini di utile. Tali prezzi sono infatti nettamente inferiori a quelli che risultavano necessari per rimanere in concorrenza con la ECS, posto che essi presentano, rispetto ai prezzi accordati in quel momento dalla ECS alla stessa categoria di clienti, un divario di oltre 70 UKL per il perossido di benzoile 16%, di oltre 100 UKL per il bromato di potassio 6% e, infine, di oltre 60 UKL per le miscele di vitamine.

109    La Commissione ha pertanto correttamente constatato che la AKZO aveva offerto e fornito additivi per farine ai clienti della ECS, nel settore dei «grandi indipendenti», a prezzi anormalmente bassi nell’intento di danneggiare le attività commerciali della ECS.

iii)  I prezzi selettivi

110    La Commissione contesta del pari alla AKZO l’aver effettuato offerte selettive ai clienti della ECS, mantenendo nel contempo prezzi sensibilmente superiori nei confronti di clienti di dimensioni analoghe facenti parte della sua clientela regolare [art. 1, punto iii), della decisione].

111    Evincesi dalle memorie della Commissione che l’addebito riguarda due distinte categorie di clienti. Da un lato, la Commissione ravvisa un’infrazione commessa dalla AKZO nella circostanza che questa abbia offerto prezzi vantaggiosi ai «grandi indipendenti», clienti della ECS, mantenendo nel contempo prezzi sensibilmente più elevati nei confronti dei «grandi indipendenti» suoi stessi clienti. Dall’altro, essa ipotizza una violazione dell’art. 86 per il fatto che la AKZO abbia proposto alle singole imprese del gruppo Allied prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli accordati ai «grandi indipendenti» facenti parte della sua clientela tradizionale.

 Sulla selettività delle offerte fatte ai «grandi indipendenti»

112    Secondo la AKZO, l’addebito è privo di fondamento in fatto e in diritto. In fatto, giacché la AKZO non avrebbe fissato prezzi differenti a seconda che si trattasse della propria clientela o di quella della ECS. Il raffronto avrebbe dovuto essere compiuto tra i clienti dei quali la ECS e la AKZO si sono disputati gli ordini e quei clienti della AKZO che non hanno ricevuto offerte concorrenti. L’addebito sarebbe infondato in diritto, in quanto la AKZO, nel fissare prezzi superiori nei confronti di alcuni dei suoi clienti tradizionali, non avrebbe arrecato alcun danno alla ECS.

113    La AKZO non ha contestato di aver accordato prezzi differenti ad acquirenti di dimensioni analoghe. Né essa ha, d’altronde, addotto argomenti tendenti a dimostrare che tali differenze inerivano alla qualità dei prodotti venduti o a costi di produzione specifici.

114    I prezzi praticati dalla AKZO nei confronti dei suoi stessi clienti erano superiori alla media dei suoi costi totali, mentre quelli che essa offriva ai clienti della ECS erano inferiori a tale media.

115    La AKZO poteva in tal guisa compensare, quantomeno in parte, le perdite conseguenti alle vendite effettuate ai clienti della ECS mediante gli utili realizzati con le vendite ai «grandi indipendenti» che essa annoverava tra i propri clienti. Tale condotta dimostra che l’intento della AKZO non era quello di praticare una politica generale di prezzi vantaggiosi, sebbene quello di adottare una strategia intesa a nuocere alla ECS. L’addebito è pertanto fondato.

 Sulla selettività delle offerte effettuate alle singole imprese del gruppo Allied

116    La Commissione assume che la AKZO avrebbe dovuto astenersi, dal gennaio 1981 in poi, dall’offrire alle singole imprese del gruppo Allied, le quali sono per lo più clienti della ECS, prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli che essa accordava ai «grandi indipendenti» facenti parte della sua stessa clientela. La Commissione fonda tale assunto sul rilievo che, a suo parere, le imprese individuali del gruppo Allied ed i «grandi indipendenti» costituiscono clienti analoghi. Su tale punto, essa sottolinea come la AKZO, prima del gennaio 1981, praticasse nei confronti della Coxes Lock, unica impresa individuale del gruppo Allied che essa annoverava tra i propri clienti, prezzi identici a quelli che essa accordava ai «grandi indipendenti».

117    La AKZO contesta l’addebito mossole obiettando che le imprese individuali del gruppo Allied ed i «grandi indipendenti» non sono clienti analoghi.

118    Si deve constatare che i prezzi offerti dalla AKZO, in costanza del conflitto, alle imprese individuali del gruppo Allied erano identici a quelli che essa proponeva alla Provincial Merchants, centrale di acquisti del gruppo Allied. Tali prezzi erano effettivamente più vantaggiosi rispetto a quelli che essa accordava ai «grandi indipendenti» che annoverava tra i propri clienti.

119    Al riguardo, occorre preliminarmente notare come la politica perseguita dalla AKZO non abbia comportato discriminazioni all’interno delle stesse imprese del gruppo Allied. Infatti, la AKZO ha offerto, dal gennaio 1981, prezzi identici a tutte le imprese del gruppo Allied, ivi compresa la Coxes Lock, per modo che non può rimproverarsi ad essa l’aver accordato alle imprese individuali del gruppo Allied, clienti della ECS, prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli che essa accordava all’unica impresa del gruppo facente parte della propria clientela.

120    Si deve poi osservare che non è sussistita alcuna politica di discriminazioni arbitrarie tra le imprese individuali del gruppo Allied ed i «grandi indipendenti», in quanto queste due categorie di clienti sono tra loro incommensurabili. Per un verso, la centrale di acquisti del gruppo Allied (30% degli acquisti di perossido di benzoile) ha sempre fruito, qualunque fosse il fornitore, di prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli accordati ai «grandi indipendenti», i quali acquistano il prodotto per quantitativi modesti (insieme, il 10% degli acquisti di perossido di benzoile). Per l’altro, un’impresa del gruppo Allied può sempre rifornirsi di additivi tramite la propria centrale di acquisti. Un’offerta ad un’impresa individuale non ha quindi reali probabilità di successo se non si attiene al livello di prezzo offerto alla centrale. Non può di regola supporsi, infatti, che un’impresa individuale accetti di pagare al proprio fornitore un prezzo superiore a quello che essa può ottenere attraverso la centrale.

121    Ne consegue che l’addebito relativo alla selettività delle offerte effettuate alle imprese individuali del gruppo Allied è infondato.

iv)  Sui prezzi di richiamo

122    La Commissione contesta inoltre alla AKZO l’aver offerto ai clienti della ECS bromato di potassio e una miscela di vitamine (prodotto che essa normalmente non forniva) ad un prezzo di richiamo, nell’ambito di un contratto globale comprendente il perossido di benzoile, al fine di acquisire i loro ordini per l’intera gamma di additivi per farine, escludendo in tal modo la ECS [art. 1, punto iv), della decisione].

 I prezzi di richiamo relativi al bromato di potassio

123    Dagli atti di causa risulta che, secondo la Commissione, l’illecito del quale si fa carico alla AKZO consisterebbe nel fatto di aver offerto ai clienti della ECS bromato di potassio a prezzi anormalmente bassi, al fine di indurli a ordinare presso di lei l’intera gamma degli additivi.

124    La AKZO sottolinea che l’utilizzazione di un prodotto ai fini di una politica di prezzi di richiamo ha senso solo allorché vengono offerti quantitativi minimi dello stesso prodotto. Avendo essa, per contro, sempre fornito grossi quantitativi di bromato di potassio, l’addebito in parola sarebbe privo di fondamento. La AKZO segnala di non aver offerto questo prodotto ai soli clienti della ECS.

125    Al riguardo, va rilevato come dal raffronto tra i costi di produzione del bromato di potassio e quelli del perossido di benzoile risulta che il bromato di potassio era offerto a prezzi proporzionalmente più vantaggiosi rispetto al perossido di benzoile.

126    I prezzi più vantaggiosi del bromato di potassio, prodotto che la AKZO offriva in genere parallelamente al perossido di benzoile, miravano ad accrescere l’attrattiva della gamma di additivi proposta. L’addebito è pertanto fondato.

 I prezzi di richiamo relativi alle miscele di vitamine

127    La Commissione reputa costitutivo di illecito il fatto che la AKZO abbia offerto le miscele di vitamine a prezzi anormalmente bassi ai clienti della ECS, pur non fornendo tale prodotto alla sua stessa clientela.

128    La AKZO contesta l’addebito, sottolineando come esso venga smentito dai fatti. Alcune imprese molitrici alle quali la AKZO ha offerto la gamma completa di additivi, tra cui le miscele di vitamine, avrebbero preferito acquistare solo perossido di benzoile e bromato di potassio. D’altra parte, le offerte relative a questo prodotto, costituendo un servizio reso alla clientela, non avrebbero potuto essere effettuate se non a prezzi assai ridotti, in conseguenza dei prezzi competitivi praticati dalla Vitrition, principale fornitrice di miscele di vitamine.

129    Va osservato che la circostanza che taluni clienti abbiano preferito non acquistare miscele di vitamine non basta a smentire l’esistenza di una politica di prezzi di richiamo da parte della AKZO.

130    Per altro verso, due elementi dimostrano la fondatezza dell’addebito. In primo luogo, la AKZO ha reso più allettante il proprio assortimento di additivi includendovi per i clienti della ECS le miscele di vitamine, benché non vendesse tale prodotto ai suoi principali clienti, la Ranks e la Spillers. In secondo luogo, ha offerto tali miscele a prezzi particolarmente vantaggiosi giacché, come essa ha riconosciuto, detti prezzi non compensavano, in alcuni casi, la media dei suoi costi variabili (punto 185 del ricorso). I prezzi competitivi della Vitrition non costituiscono una giustificazione del fatto che la AKZO, tenuto conto della sua stessa struttura dei costi, abbia offerto tali prodotti a prezzi anormalmente bassi.

v)     Sul mantenimento dei prezzi ad un livello artificialmente basso durante un lungo periodo

131    La Commissione fa carico alla AKZO di aver mantenuto, nell’ambito del piano inteso a danneggiare la ECS, i prezzi degli additivi per farine nel Regno Unito ad un livello artificialmente basso durante un lungo periodo, situazione nella quale essa poteva sopravvivere grazie alle sue risorse finanziarie superiori a quelle della ECS [art. 1, punto v), della decisione].

132    La AKZO e la Commissione concordano nel ritenere che tale addebito si riferisca ai prezzi accordati alla Ranks ed alla Spillers.

 Sui prezzi accordati alla Ranks

133    La AKZO asserisce che i suoi prezzi non erano arbitrari, in quanto erano motivati da allineamenti diretti a contrastare le offerte della ECS o della Diaflex.

134    La Commissione non pone in dubbio, sul piano dei principi, il diritto di un’impresa dominante ad allinearsi. Tuttavia essa contesta che i prezzi della AKZO siano stati ridotti in conseguenza della forte concorrenza esercitata dalla Diaflex (punto 45 della decisione). Vari documenti comproverebbero, infatti, che la AKZO esercitava un controllo sui prezzi praticati dalla Diaflex. Ne conseguirebbe che, nel caso di specie, gli allineamenti della AKZO ai prezzi della Diaflex sarebbero illeciti.

135    I documenti ai quali allude la Commissione attestano, in particolare, che:

–        nel giugno 1979 la Diaflex e la AKZO si sono consultate circa le modalità di un aumento dei prezzi da esse praticate alla Ranks ed alla Spillers (allegato 119 della comunicazione degli addebiti);

–        nel 1980 uno dei consiglieri della Diaflex ha affermato che esisteva una legge non scritta, secondo la quale la Diaflex doveva astenersi dal sottrarre clienti alla AKZO (allegato 117 della comunicazione degli addebiti);

–        nel novembre 1980 la Diaflex ha indicato alla AKZO l’ammontare di un’offerta della ECS alla Ranks. Secondo questo documento, la Diaflex e la AKZO dovevano ridurre i prezzi accordati alla Ranks, se intendevano conservare questo cliente (allegato 38 della comunicazione degli addebiti);

–        nel novembre 1982 un dirigente della AKZO veniva incaricato di contattare la Diaflex per indurla ad aumentare i suoi prezzi (allegato 120 della comunicazione degli addebiti).

136    Risulta dai suddetti documenti che la AKZO e la Diaflex hanno intrattenuto stretti contatti sulla politica da adottare in materia di prezzi nel corso del periodo anteriore alla decisione relativa ai provvedimenti provvisori. Stando così le cose, la Commissione ben poteva considerare illeciti gli allineamenti della AKZO ai prezzi praticati dalla Diaflex. Conseguentemente, nell’esame dell’addebito, non deve tenersi conto delle offerte della Diaflex.

137    Con riguardo al perossido di benzoile 20%, si deve constatare che la AKZO ha praticato, nei confronti della Ranks, dal gennaio 1981 al marzo 1982, il prezzo di 640 UKL senza doversi confrontare con offerte di imprese diverse dalla Diaflex. Nel marzo 1982, la AKZO ha ridotto il proprio prezzo a 629 UKL per contrastare l’offerta di ammontare equivalente fatta da un operatore indipendente. Tale offerta non costituisce per la AKZO una giustificazione per il mantenimento di tale prezzo fino al sopravvenire della decisione relativa ai provvedimenti provvisori, posto che essa non ha avuto, in seguito, la necessità di reagire ad altre offerte competitive. I prezzi di 640 e 629 UKL erano inferiori alla media dei suoi costi totali, tuttavia superiori alla media dei costi variabili quali sono stati sopra accertati (v. supra, punti 89 e 97 della motivazione).

138    Quanto al bromato di potassio 10%, la AKZO ha praticato, dal gennaio 1981 al marzo 1982, il prezzo di 314 UKL, dal marzo 1982 al febbraio 1983, quello di 309 UKL, dal febbraio 1983 al giugno 1983, quello di 325 UKL, infine, dal giugno 1983, quello di 339 UKL. Tali prezzi, praticati in assenza di offerte concorrenti, erano inferiori alla media dei suoi costi totali, tuttavia superiori alla media dei suoi costi variabili.

139    Ne consegue che i prezzi praticati dalla AKZO nei confronti della Ranks non sono stati influenzati da offerte concorrenti, ad eccezione di quello di 629 UKL concernente il perossido di benzoile (marzo 1982).

140    Pertanto la AKZO, mantenendo prezzi inferiori alla media dei suoi costi totali per un periodo prolungato e senza obiettiva giustificazione, ha potuto danneggiare la ECS, dissuadendola dal rivolgersi alla sua clientela.

 Sui prezzi accordati alla Spillers

141    Per le ragioni sopra esposte, le offerte fatte dalla Diaflex alla Spillers non devono essere prese in considerazione.

142    In ordine al perossido di benzoile 16%, si deve constatare che la AKZO ha accordato alla Spillers il prezzo di 489 UKL dal novembre 1980 al marzo 1982. Tale prezzo era inferiore alla media dei costi totali della AKZO, tuttavia superiore alla media dei suoi costi variabili, quali sono stati in precedenza accertati (v. supra, punti 89 e 97 della motivazione). Esso non è spiegabile in base alla necessità di contrastare offerte concorrenti.

143    Successivamente, la AKZO ha praticato alla Spillers, sempre per il perossido di benzoile, prezzi ancora più vantaggiosi (425 UKL dal marzo 1982 e 435 UKL dal giugno 1983) i quali non includevano tuttavia l’ammontare delle spese di trasporto, che la AKZO stimava a 35 UKL la tonnellata (allegato 3 del ricorso). Dal fascicolo non risulta che vi siano state, per il suddetto periodo, offerte concorrenti.

144    Con riguardo al bromato di potassio 10%, va rilevato come la AKZO abbia offerto, nel corso dell’intero periodo considerato, senza doversi confrontare con offerte concorrenti, il prezzo di 309 UKL, inferiore alla media dei suoi costi totali, tuttavia superiore alla media dei suoi costi variabili.

145    Ne consegue che, al pari dei prezzi accordati dalla AKZO alla Ranks, quelli offerti alla Spillers non hanno subito l’influenza di offerte concorrenti.

146    Mantenendo prezzi inferiori alla media dei suoi costi totali durante un lungo periodo e senza obiettiva giustificazione, la AKZO ha pertanto potuto danneggiare la ECS, dissuadendola dal rivolgersi alla sua clientela.

vi)  Sul conseguimento di informazioni riguardanti le offerte concorrenti e sulla clausola di esclusiva

147    La Commissione ravvisa inoltre un illecito nel fatto che la AKZO abbia praticato una politica commerciale volta all’eliminazione nei confronti dei fornitori della RHM e della Spillers, ottenendo da questi ultimi informazioni precise sulle offerte formulate da altri fornitori di additivi per farine ed offrendo in seguito un prezzo appena inferiore al più basso dei prezzi proposti dalla concorrenza, al che la Commissione aggiunge (nel caso della Spillers) la condizione imposta al cliente di acquistare presso la AKZO l’intero fabbisogno di additivi per farine [art. 1, punto vi), della decisione].

148    Quanto al conseguimento di informazioni, si deve constatare che una pratica del genere, allorché inerisce, come nel caso di specie, ad un piano mirante all’eliminazione di un concorrente, non può essere considerata alla stregua di un normale mezzo di concorrenza.

149    Quanto alla clausola di esclusiva, è opportuno richiamare quanto la Corte ha affermato nella sentenza precitata del 13 febbraio 1979, Hoffmann-La Roche/Commissione, punto 89 della motivazione, secondo cui, per un’impresa che si trova in posizione dominante su un mercato, il fatto di vincolare – sia pure a loro richiesta – gli acquirenti con l’obbligo o la promessa di rifornirsi per tutto o gran parte del loro fabbisogno esclusivamente presso l’impresa in questione costituisce sfruttamento abusivo di posizione dominante ai sensi dell’art. 86 del Trattato.

150    Il contratto stipulato dalla AKZO con la Spillers deve pertanto ritenersi pratica illecita.

III –  Sulle misure imposte

151    La AKZO ritiene che alcune delle misure impostele per porre fine all’infrazione vadano annullate.

152    Tali misure, enunciate ai commi terzo e quinto dell’art. 3 della decisione, inibiscono alla AKZO di praticare prezzi differenziati nei confronti di clienti di dimensioni comparabili e, in particolare, di accordare alle imprese individuali del gruppo Allied prezzi più favorevoli rispetto a quelli praticati ai «grandi indipendenti».

 Sul divieto di prezzi differenziati

153    Il terzo comma dell’art. 3 della decisione è del seguente tenore:

«In particolare, ma senza pregiudizio per gli altri obblighi risultanti dall’art. 1, punti da i) a vi), AKZO Chemie BV e le sue filiali si asterranno (salvo che per l’esecuzione di ordini a prezzi accettati prima della data di notifica della presente decisione) dall’offrire o applicare prezzi o altre condizioni di vendita di additivi per farine nella Comunità che avrebbero la conseguenza di far pagare, ai clienti per i quali essa è in concorrenza con ECS, prezzi diversi da quelli da essa offerti a clienti comparabili».

154    Secondo la AKZO, tale misura è in contrasto con l’equità, in quanto la pone davanti ad un’alternativa, nel caso che la ECS si rivolga ai suoi clienti. Essa potrebbe o allinearsi ed estendere a tutti i suoi clienti di dimensioni comparabili i prezzi che essa ha dovuto accordare per mantenere il cliente, il che sarebbe troppo oneroso, oppure perdere il cliente.

155    Al riguardo, si deve sottolineare come la disposizione impugnata miri ad impedire il ripetersi dell’infrazione ed a eliminarne le conseguenze. È in tale prospettiva che questa disposizione deve essere esaminata. Da un lato, essa inibisce alla AKZO di rivolgersi nuovamente ai clienti della ECS, offrendo loro prezzi vantaggiosi, senza estenderne i vantaggi alla sua stessa clientela. Dall’altro, essa le preclude, nel caso in cui la ECS tentasse di riconquistare la clientela che la AKZO le aveva illecitamente sottratto, di allinearsi ai suoi prezzi senza far fruire la sua clientela di tale vantaggio.

156    Per converso, la situazione ipotizzata dalla AKZO a sostegno della propria pretesa non viene considerata da questa disposizione. Quest’ultima, infatti, non le preclude di effettuare allineamenti difensivi, anche sui prezzi della ECS, per conservare i clienti che già deteneva «ab origine».

157    La controversa disposizione non può ritenersi contraria ad equità, in quanto si limita ad inibire alla AKZO di perseverare nella sua condotta antigiuridica ed a permettere alla ECS di ripristinare la situazione esistente prima del conflitto. La censura va pertanto respinta.

 Sulle offerte alle imprese individuali del gruppo Allied

158    Il quinto comma dell’art. 3 recita:

«Per evitare ogni possibile dubbio, le offerte fatte da AKZO Chemie BV per la fornitura di additivi per farine a singole imprese del gruppo Allied non dovranno contenere condizioni sostanzialmente più favorevoli di quelle praticate ai “grandi indipendenti”».

159    Nel prendere in esame l’addebito relativo ai prezzi selettivi, si è constatato che le imprese individuali del gruppo Allied ed i «grandi indipendenti» non versavano in una situazione comparabile, sicché non ricorreva alcuna discriminazione vietata dall’art. 86.

160    Nel prescrivere alla AKZO di offrire alle imprese individuali del gruppo Allied prezzi equivalenti a quelli da essa accordati ai «grandi indipendenti», la Commissione le ha imposto un obbligo che trascende i limiti di quanto è necessario per garantire l’osservanza del divieto di discriminazione derivante dall’art. 86, lett. c), del Trattato. Il quinto comma dell’art. 3 della decisione impugnata deve essere quindi annullato.

IV –  Sull’ammenda

161    In subordine, la AKZO chiede che l’ammenda irrogatale dall’art. 2 della decisione sia annullata o, quantomeno, ridotta.

162    Al riguardo, occorre sottolineare come l’infrazione commessa dalla AKZO sia particolarmente grave, in quanto il comportamento censurato mirava ad impedire ad un concorrente di estendere le proprie attività ad un mercato nel quale la AKZO occupava una posizione dominante.

163    Tre elementi consigliano nondimeno una riduzione dell’ammenda. Si deve osservare, anzitutto, per quanto riguarda i prezzi anormalmente bassi che la AKZO ha offerto o accordato sia alla propria clientela sia a quella della ECS, che gli illeciti di questa natura attengono ad un ambito normativo nel quale le regole di concorrenza non erano mai state precisate. D’altra parte, deve tenersi conto delle limitate ripercussioni della controversia sorta tra la AKZO e la ECS, posto che l’infrazione non ha influito in modo apprezzabile sulle rispettive quote detenute da queste due imprese nel settore degli additivi per farine. Dalla decisione risulta infatti (punto 18) che prima del conflitto la ECS deteneva una quota di mercato del 35% in questo settore, contro il 30% nel 1984, mentre la quota della AKZO è passata dal 52% al 55%. Infine, la Commissione non poteva considerare l’inottemperanza alla decisione relativa ai provvedimenti provvisori, consistente negli allineamenti ai prezzi della Diaflex, alla stregua di una circostanza aggravante, idonea a motivare l’elevato quantum dell’ammenda. Invero, questa decisione consentiva l’allineamento ai prezzi di qualsiasi concorrente, senza escludere quello ai prezzi della Diaflex. Spettava quindi alla Commissione, a decorrere dal momento in cui essa disponeva di prove del fatto che la Diaflex non era un reale concorrente e che quindi gli allineamenti non erano stati effettuati in buona fede, far uso dei poteri sanzionatori, il cui esercizio si era riservata.

164    Conseguentemente, l’ammenda deve essere ridotta nella misura di un quarto e fissata a 7 500 000 ECU, pari a 18 522 000 HFL.

 Sulle spese

165    A norma dell’art. 69, n. 2, del regolamento di procedura, la parte soccombente è condannata alle spese. La ricorrente è rimasta soccombente per la maggior parte dei suoi mezzi e va quindi condannata alle spese, ivi comprese quelle relative al procedimento sommario.

Per questi motivi,

LA CORTE (Quinta Sezione)

dichiara e statuisce:

1)      L’art. 1, punto iii), della decisione della Commissione 14 dicembre 1985, 85/609/CEE, relativa ad una procedura di applicazione dell’art. 86 del Trattato CEE, è annullato nella parte in cui riguarda le offerte effettuate dalla AKZO alle imprese individuali del gruppo Allied.

2)      L’art. 3, quinto comma, della decisione è annullato.

3)      L’ammenda è fissata a 7 500 000 ECU, pari a 18 522 000 HFL.

4)      Per il resto, il ricorso è respinto.

5)      La ricorrente è condannata alle spese, comprese quelle del procedimento sommario.

Firme


* Lingua processuale: l’olandese.