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Nell'era dell'informatica e di Internet, il rispetto della vita privata e la tutela dei dati personali sono divenuti temi estremamente delicati. La Corte ha risposto, in particolare, a due interrogativi in tale settore: esiste un diritto all'oblio sui motori di ricerca? E i dati personali dei cittadini dell'Unione sono sufficientemente tutelati all'interno e al di fuori dell'Unione? Nel 2014 la Corte ha sancito il «diritto all'oblio» sui motori di ricerca. Così, una persona la quale desideri che un link che conduce a informazioni sulla sua vita privata non compaia più a seguito di una ricerca effettuata a partire dal suo nome può chiedere al gestore del motore di ricerca e, in caso di rifiuto, alle autorità competenti di cancellare tale link dall'elenco dei risultati. La Corte ha tuttavia precisato che, in alcuni casi, una domanda di cancellazione può trovare ostacolo nel diritto all'informazione del pubblico (sentenza del 13 maggio 2014, Google Spain e Google, C-131/12). La Corte ha peraltro invalidato, nel 2015, la decisione della Commissione europea che consentiva a Facebook di trasferire i dati personali dei suoi abbonati europei verso gli Stati Uniti, in particolare perché questa decisione non garantiva una protezione adeguata contro l'accesso da parte delle autorità americane ai dati trasferiti a partire dai paesi dell'Unione (sentenza del 6 ottobre 2015, Schrems, C-362/14). |
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