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Dall'avvento dell'era digitale, le vendite per corrispondenza sono ormai diventate una transazione comune nella vita quotidiana. La Corte ha precisato più volte i diritti spettanti ai consumatori nell'ambito di tali contratti di vendita. Qualora un consumatore eserciti il proprio diritto di recesso (diritto per il quale si deve disporre di un termine di almeno sette giorni lavorativi dalla data della vendita) non possono essergli addebitate le spese di consegna di un bene. Le spese di spedizione al mittente, invece, possono essere poste a carico del consumatore (sentenza del 15 aprile 2010, Heinrich Heine, C-511/08). Inoltre, il consumatore che esercita il proprio diritto di recesso non è tenuto a versare un'indennità al venditore per l'utilizzo del bene, tranne nel caso in cui ne abbia fatto un uso irragionevole. L'efficacia del diritto di recesso verrebbe infatti rimessa in discussione se il consumatore dovesse pagare un'indennità per il solo fatto di aver esaminato e testato il bene acquistato per corrispondenza (sentenza del 3 settembre 2009, Pia Messner, C-489/07). |
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